Due giovani ragazzi uniti da un’amicizia fraterna, e da un destino che agli occhi del mondo appare solo una tragedia ma che invece rivela molto di più di queste due vite così speciali.
Due amici le cui esistenze si intrecciano per volere di Dio, passando per la via della Croce.
Giovani santi di Dio
Oggi Carlo Grisolia ed Alberto Michelotti sono due Servi di Dio, ma presto saranno proclamati Beati. Una causa di beatificazione che si è aperta nel 2005 e che si concluderà l’8 ottobre.
Un processo che ha portato alla conoscenza e all’approfondimento della vita e delle virtù di questi due giovani, in particolare per la loro grande fede ed il loro appartenere al Movimento dei Focolari. Con la Santa Messa, che sarà officiata dal Vescovo di Genova, Monsignor Marco Tasca, un altro tassello viene posto al cammino verso la Gloria di Dio di questi ragazzi.
Alberto e la sua vita per il prossimo
Due ragazzi la cui vita si è intrecciata per volere di Dio, anche passando per la via della Croce e della sofferenza. Alberto studiava ingegneria ed era responsabile di un gruppo di giovani del Movimento dei Focolari. Era sempre pronto a mettersi al servizio del prossimo. Era un catechista, attivo in parrocchia, ma sarà l’incontro con i Focolari che cambierà la sua vita. Dio, l’amore infinito, entrano definitivamente nella sua vita, quasi sconvolgendola.
Per le sue doti umane diventa un leader per gli altri giovani. Tutti si meravigliano di trovare maturità ed equilibrio spirituale. Alberto, con la sua forte personalità, trasmetteva a tutti gioia ed entusiasmo per una vita basata sull’ideale di Dio-Amore.
Amava anche la montagna. Ma è stata proprio questa sua grande passione a strapparlo alla vita. Infatti, durante una scalata, Alberto cadde rovinosamente, morendo.
Carlo e i suoi 40 giorni per Gesù
Carlo, invece, era di Bologna e faceva parte anche lui di un gruppo di giovani del Movimento dei focolari. Grazie a loro ebbe la possibilità di coltivare la sua spiritualità. Amico fraterno di Alberto, dopo la sua morte, vide il mondo quasi crollargli addosso.
Proprio il giorno dopo la morte di Alberto, a Carlo viene diagnosticato un tumore maligno. Da questo momento, Carlo dà inizio alla sua “staffetta dei 40 giorni”, un modo per incontrare Gesù e sentirlo sempre accanto a lui. Come sentiva sempre con lui il suo amico Alberto che, nonostante non ci fosse più, era invece sempre presente lì al suo fianco.
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La malattia di Carlo, con l’amico Alberto sempre al suo fianco
Un’amicizia, una comunione ed una spiritualità anche nel dolore e nella morte. “Offro la mia vita per tutti voi, ma soprattutto per l’umanità che soffre, per i ragazzi del mio quartiere, della mia parrocchia, per il mondo unito” – diceva Carlo ai suoi amici. A chi lo assisteva in ospedale, nonostante il brutto male, riusciva a dare forza: “So dove vado, sono pronto al tuffo in Dio”.
Una vita vissuta insieme, l’uno con l’altro, con Cristo sempre con loro. Per questo la Chiesa li innalzerà al Paradiso, perché siano esempio per tutti i giovani.
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