Nonostante la situazione della Siria sia ancora complicata e potrebbe complicarsi ulteriormente, all’interno della città di Damasco la speranza di tornare a vivere è presente. Questa speranza è sicuramente sospinta dall’impegno del convento Francescano, dove sono ospitati 140 bambini tra i 3 ed i 5 anni, ma è un atmosfera condivisa da quando la città è stata liberata dalla morsa dello Stato Islamico. Il primo segnale di ripresa è sicuramente l’illuminazione esterna, particolare che ad un esterno potrebbe sembrare di poco conto ma che a Damasco fino allo scorso giugno era un miraggio. Il secondo segno è la vita cittadina, con la piazza del mercato che è tornata ad essere il cuore pulsante della città, con mercanti che vendono abigliamento, cibi e spezie ai cittadini che finalmente hanno ripreso a lavorare e guadagnare.
In questa atmosfera mista di preoccupazione e speranza, i frati francescani recitano un ruolo importante, sia nell’accogliere ed ascoltare i cittadini che nell’offrire loro servizi di pubblica utilità. Al momento il simbolo di questa assistenza è rappresentato dalla scuola materna che adesso accoglie 140 bambini dal passato e dal presente difficile. Intervistato sulla situazione odierna, padre Bahjat ha confermato il promettente ritorno alla vita di Damasco: “Dopo la liberazione di Aleppo abbiamo cominciato a sperare ed è decisamente un’altra vita”.
Mero ottimismo? Non secondo suor Yola che in tutti questi anni di guerra ha gestito l’asilo e che adesso nota il netto miglioramento della vita: “Grazie ai fondi che ci ha inviato l’Associazione pro Terra Sancta abbiamo fatto un lavoro bellissimo. E possiamo accogliere chiunque, anche chi non ha i soldi per pagare la retta già ridotta al minimo”. La speranza e le preghiere sono dunque rivolte alla fine definitiva dei conflitti, così da rendere quello che oggi è un miracolo dovuto alla carità la normalità.
Luca Scapatello
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