Melissa salvata da Dio


MELISSA SOPRAVVIVE AD UN ABUSO E DECIDE DI AIUTARE ALTRE DONNE IN DIFFICOLTA’

 

 

 

Ennesima storia di violenza sulle donne, una delle poche, però, finita con una straordinaria testimonianza di amore

Melissa Dohme era una studentessa che, a 20 anni, si preparava a frequentare dei corsi di infermieristica, in Florida. Aveva, come tante della sua età, un fidanzato, Robert Burton, che conosceva sin dal liceo.

Melissa cominciava a fare domanda alle varie Università, per cercare di iniziare il percorso di studi che le interessava e grazie al quale avrebbe un giorno trovato il lavoro della sua vita.

Notò, in quel periodo, strani atteggiamenti nel suo ragazzo che diventava sempre più geloso e possessivo, mutando, di giorno in giorno, la sua personalità, il suo comportamento, e arrivando addirittura a dichiarare che si sarebbe ucciso, se lei lo avesse lasciato.

Fu quello l’inizio di un ricatto psicologico che le restringeva il raggio di azione, costringendola ad dar continuamente conto a Robert dei suoi spostamenti.

Melissa stava perdendo l’indipendenza e la serenità, aveva paura, ma non sapeva come reagire, come liberarsi da quell’abbraccio troppo stretto e insano.

Nell’ottobre del 2011 Robert, tornato a casa ubriaco, purtroppo abusò fisicamente di lei.

Dopo l’arresto e il carcere, di 10 ore soltanto, Robert venne inaspettatamente rilasciato: “Pensavo di essermi finalmente liberata di lui.”!

Invece, questa modalità giuridica, troppo spesso ingiustificatamente benevola in casi del genere, diede modo al ragazzo di ricontattare Melissa, chiedendole di rivedersi per concludere il rapporto in un modo migliore, con la promessa che l’avrebbe lasciata in pace per sempre, dopo il chiarimento e un ultimo abbraccio.  “Non ho dato ascolto al mio istinto, che mi diceva che era sbagliato ed è stato l’errore più grande che abbia commesso in vita mia.”.

Medesimo copione -lo sappiamo bene- per tantissime storie di violenza domestica, spesso finite tragicamente.

Infatti Robert mentiva, la sua intenzione era di uccidere Melissa. All’appuntamento la aggredì e la pugnalò ripetutamente. “Aveva tutte le intenzioni di uccidermi. Sapeva che la polizia sarebbe arrivata e voleva sbrigarsi. Mi ha lasciata per strada e io ho pensato che sarei morta. Ho pregato Dio di salvarmi e di darmi un’altra possibilità.”.

Sul tavolo operatorio Melissa subì più di un arresto cardiaco, ma ce la fece. Riportò gravi ferite al cranio, alla mascella e al naso che richiesero lungo tempo per guarire del tutto.

“19 delle 32 coltellate erano state inflitte a testa, collo e viso e quindi non mi riconoscevo più. Non avevo i denti. I capelli erano stati rasati perché avevano dovuto ricucirmi le ferite sulla testa. Avevo metà viso paralizzato.”. “La mia fede era forte e sapevo che non ero ancora qui sulla terra per arrovellarmi su quello che era successo. Mi sono sentita benedetta per il fatto di essere ancora viva.”. “Pensavo di poter usare la mia esperienza per aiutare gli altri. Volevo parlare per far sapere alle persone, che vivono relazioni basate sull’abuso, che meritano di essere amate, rispettate e valorizzate.”.

Ora Melissa frequenta Cameron, un ragazzo della squadra d’emergenza che l’ha salvata.

“Pensavo che sarei rimasta single per il resto della mia vita, che nessuno avrebbe più voluto uscire con me per i danni che avevo subito e tutto quello che mi portavo dietro.”.

Dopo tanto patire, Melissa ha conosciuto un uomo che le sta vicino, anche durante gli incontri in tribunale, riguardanti il processo al suo violento ex.

Nel 2015 Melissa, come riconoscimento per il suo attuale impegno nella lotta agli abusi, è stata invitata a dare il calcio d’inizio di una partita di baseball dei Tampa Bay Rays. In quell’occasione Cameron l’ha raggiunta in campo, si è inginocchiato e le ha consegnato la palla da tirare, con su scritto “Vuoi sposarmi?”. Lei ovviamente ha detto di “Si!”.

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