Medjugorje è un luogo speciale, io sono la dimostrazione

 

 

Il miracolo più grande legato alla Madonna di Medjugorie riguarda l’americano Arthur Boyle, un uomo di grande fede proveniente da una famiglia cattolica a cui erano stati diagnosticati solo sei mesi di vita e che invece ha ricevuto la grazia ed è guarito nell’ormai lontano 2000.

 

Dio ha spesso messo alla prova Boyle e famiglia, sin dai primi anni ottanta quando lui e la moglie ebbero la certezza che i loro secondogenito era affetto da autismo. La notizia non venne presa con felicità ma con l’aiuto della fede lui e la moglie riuscirono ad aiutare il figlio e far fronte ad una situazione complicata. Lo stesso è capitato nel 1986, anno in cui perse il suo ottavo figlio quando era ancora neonato, anche in questo caso la fede li ha aiutati a superare quella terribile scomparsa ed a concepire l’ottavo figlio (il nono contando il precedente).

 

La grande fede che accompagna la vita dei coniugi Boyle vacilla nel 1989, quando ad Arthur viene diagnosticato un carcinoma alle cellule renali, i medici lo informano che non c’è una cura e che si dovrà procedere ad un operazione rischiosa. Judy, moglie fedele e fervente cattolica, subisce il colpo ed in lei, per la prima volta nella vita, si insinua un dubbio, ma questo non la fa perdere d’animo: organizza un gruppo di preghiera formato da amici e parenti ed il giorno prima dell’operazione porta il marito in Chiesa, qui Arthur, ormai privo di forze, prega come mai aveva fatto prima.

 

Tutto va per il meglio, i medici riescono ad estrarre tutto il tumore ed alla preoccupazione subentra un cauto ottimismo. Arthur riprende la sua vita normale, ma otto mesi dopo c’è una ricaduta: il tumore si è ripresentato, l’uomo è sconfortato pensa che Dio non lo aiuterà una seconda volta e che questo sia il suo ultimo periodo sulla terra. La moglie di contro continua la sua preghiera, organizza altre gruppi giornalieri ed una veglia per il 13 settembre, il giorno precedente all’operazione.

 

Nel frattempo i due amici di sempre di Arthur lo convincono a fare un viaggio a Medjugorje, hanno sentito che li dal 1981 la Madonna appare a tre piccoli veggenti, gli dicono che è un occasione per fare un viaggio insieme e, chissà, magari ricevere una grazia dalla Beata Vergine. Arthur è scettico sulle apparizioni e le grazie raccontate dai fedeli ma decide che tentar non nuoce. Con sua grande sorpresa all’arrivo nel piccolo paese bosniaco il suo cuore si riempe di serenità, un senso di pace che non aveva mai provato in vita sua. Tutto attorno vede i fedeli che aspettano ore in fila per il confessionale ed apprende parte della storia e delle sofferenze patite dai tre veggenti.

 

Con rinnovato ottimismo si fionda in un negozio per comprare dei rosari e nel pomeriggio decide di scalare il Krisevac per pregare sotto la Croce. I tre si inginocchiarono ai piedi della statua ed Arthur, che non si era mai mostrato debole in vita sua, cominciò a piangere a dirotto: “Non era virile,…per una volta manifestai la mia debolezza e mi umiliai. Mi inginocchiai nel fango ai piedi della croce…piansi disperatamente e supplicai il Padre celeste di avere pietà di me”. I suoi amici lo abbracciarono e piansero con lui poi, raccontano, una senso di pace discese su di loro.

 

Quella sera dopo un forte dolore al polmone Arthur si convinse che il tumore era scomparso, chiama alla moglie e le comunica questa convinzione, così, al suo ritorno in patria va dal medico per una tac di controllo che evidenzia come il tumore sia effettivamente ed inspiegabilmente scomparso. L’oncologo avverte Arthur che la recessione può essere temporanea e che presto potrebbe ripresentarsi il male con più vigore, ma dopo 16 anni ancora non è successo.

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