A questa domanda, risponde la testimonianza di Ursula, una donna che proviene della Germania e che, fino a qualche anno fa, si vantava di essere atea.
“Nonostante provenissi da una famiglia cattolica, dopo la mia infanzia, mi ero allontanata sempre più da Dio. Quando avevo 14 anni, avevo rifiutata l’istruzione religiosa nella scuola e alla domenica non andavo più in Chiesa.
Naturalmente, non mi confessavo e non pregavo più. Incominciò un lungo periodo di ostinazione in cui cercavo una libertà e una indipendenza illusorie. Rifiutavo ogni autorità e ogni restrizione, perché mi sentivo oppressa. Così concepivo la libertà: provare tutto e ritenere tutto lecito”.
Questo atteggiamento portava Ursula ad un continuo scontro coi genitori, ogni volta che ribadiva il suo pensiero in merito alla religione. Secondo lei, tutte le persone che si dicevano credenti erano semplicemente ingenue e manipolabili.
“Nel 1985, mio padre, per caso, aveva sentito parlare di Medjugorje e, ancora nello stesso anno, vi andò. Ritornò molto entusiasta e un anno dopo andarono anche mia madre e i miei fratelli. Solo io rimasi, sebbene mi raccontassero degli straordinari avvenimenti.
In questo tempo non stavo più con i miei genitori e, quando mi raccontavano ancora delle apparizioni, reagivo aggressivamente e mi beffavo di loro”. E mentre i genitori diventavano più gioiosi, dopo ogni viaggio in Bosnia-Erzegovina, riuscivano anche ad essere meno scontrosi con lei.
“Il venerdì prima della Domenica delle Palme 1987, mia mamma ritornò a Medjugorje con mio fratello più piccolo e un cugino, ma io di nuovo rifiutavo, anche se ero libera da altri impegni, quasi avessi paura di perdere qualcosa cui non volevo rinunciare. Dopo la loro partenza, però, incominciò in me uno stato di inquietudine: ero pentita di non essere andata con loro. Così, il giorno dopo decisi di raggiungerli in treno, accompagnata dalle preghiere di mio padre e di mio fratello”.+
Dopo un lungo viaggio di 30 ore e di tante esitazioni, anche Ursula giunse a Medjugorje.
Nei primi giorni a Medjugorje, Ursula si sentì smarrita e pensava fosse stato inutile per lei raggiungere li la madre. Poi, accadde qualcosa: “Il Giovedì Santo, dopo la messa, mia mamma mi invitò ad entrare con lei nella cappellina delle apparizioni per adorare il SS. Sacramento. Accettai soltanto perché non volevo ritornare a casa da sola, ma ero molto contrariata e non volli assolutamente inginocchiarmi; rimasi seduta senza alcun rispetto, ma sempre con un tormento nel cuore.
Adesso è per me difficile descrivere ciò che mi accadde: P. Slavko incominciò a cantare il “Santo” di Schubert con un gruppo tedesco e io credevo! Non posso dire di più. Nello stesso momento ero convinta dell’esistenza di Dio, che lui si e fatto uomo, che era presente sotto le specie del pane in quell’ostia esposta. Piangevo sfrenatamente. Anche nei giorni seguenti piangevo molto, ma ero, nello stesso tempo, felicissima, perché sperimentavo l’amore misericordioso di Dio. Il Sabato Santo, mi confessai e così potei celebrare la Pasqua. Anch’io ero risorta dai morti”!ù
Antonella Sanicanti
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