Madonna dei Miracoli di Lonigo: l’efferato crimine e l’intervento prodigioso

La Madonna dei Miracoli di Lonigo mostrò qualcosa di straordinario agli occhi di due farabutti che si erano macchiati di un grave crimine. Seguirono molti prodigi.

Madonna dei Miracoli di Lonigo
Madonna dei Miracoli di Lonigo – photo web source

Siamo intorno all’anno 1486, nella città di Verona, dove vivevano tre calzolai: Guglielmo, Gianantonio e Giampietro. I tre uomini provenivano da Novara, e si trovavano a Verona perché lì avevano trovato lavoro, precisamente in via della Beverara.

L’origine della devozione da un piano diabolico

Il primo, Giampietro, era riuscito a mettere da parte 50 ducati. Si trattava di una somma del tutto notevole per quei tempi. Alla vista di quella cifra, i due amici si fecero subito fortemente invidiosi nei suoi confronti, e vennero presi da uno spirito di avidità e di egoismo. Si accordarono tra loro per mettere in atto un piano terrificante. Il loro obiettivo segreto era infatti quello di ucciderlo e di derubarlo dei suoi averi.

Così progettarono l’intento diabolico, invitandolo al mercato di Lonigo, dove avrebbero compiuto l’atto finale. La data in cui i due partirono era il 30 aprile. Erano poi quelli in cui vivevano dei tempi di forte violenza, e per quella ragione accadeva che anche gli artigiani si mettevano in viaggio normalmente armati.

I tre si incamminarono portando con se armi come si usava fare

Per questo Gianantonio si munì di coltello a doppio taglio, Guglielmo di spada e Giampietro di pugnale. I tre pernottarono insieme a Lonigo e il lunedì mattina si recarono al mercato. Lì comprarono, tra le altre cose, anche del panno bianco. Subito dopo pranzo i tre si trovavano già sulla strada del ritorno, a qualche chilometro dalla cittadina, precisamente nella vicinanze della chiesa di San Pietro in Lamentese.

A un tratto si fermarono, e Giampietro abbandonò la strada per qualche istante. Gli altri due reputarono quello il momento giusto per mettere in atto il loro piano diabolico e omicida. Gianantonio balzò contro di lui e lo colpì al cuore con il coltello. Il compagno, Guglielmo, in tutto ciò lo aiutava, tentando di tenerlo fermo e terra per fare in modo che i colpi inferti fossero letali.

Compiuto il delitto presero tutto ciò che l’uomo aveva con sé

Una volta portato quindi a termine il loro assassinio, presero con sé il panno e anche la borsa con dentro il denaro, e subito si andarono a nascondere nella vicina chiesa di San Pietro, dove si sarebbero organizzati per spartirsi il bottino. Quando depositarono tutto sopra l’altare, iniziarono ad uno a uno a contare i ducati. Tutto a un tratto però a Guglielo salirono pesanti sensi di colpa.

Rivolto verso il dipinto della Madonna Assunta, capì che si era pentito del suo gesto immondo e pronunciò ad alta voce: “Abbiamo fatto male!”. Gianantonio non era dello stesso suo avviso. “Chi lo sa?”, domandò in risposta. La replica di Guglielmo lo spiazzò. “Iddio e la Vergine Maria!”. Gianantonio allora pronunciò una sonora bestemmia e concluse affermando che “se credessi che questa Vergine Maria conoscesse quello che ho fatto, le darei dieci ferite!”.

La Vergine aveva mutato dopo le ferite che le erano state inferte

Così, dopo quelle parole, prese in mano il coltello che era ancora insanguinato, e colpì l’immagine prima all’occhio sinistro e poi al petto. Ma dalle ferite inferte al dipinto cominciò a sgorgare copiosamente sangue, tanto che il dipinto stesso sembrava avere mutato totalmente le sembianze.

La Vergine infatti aveva disgiunto le mani e abbassato il capo, aveva poi portato la mano sinistra sulla tempia ferita, in atto di dolore, e la mano destra sulla cintura vicino al petto. Subito i due malviventi, impauriti, cominciarono la loro fuga verso la città di Verona, ma non riuscirono a nascondere il misfatto. Il prodigio venne subito visto dagli abitanti del luogo, che denunciarono l’accaduto risalendo ai due furfanti.

Da allora furono numerosi i miracoli a cui si assistettero

Le autorità veronesi condannarono e giustiziarono il pentito, mentre invece aggressore riuscì a fuggire, e venne bandito per sempre dalla Serenissima Repubblica di Venezia. Nel frattempo, quel luogo divenne un famosissimo luogo di devozione e di pellegrinaggio. Con l’intenzione di fare luce sul miracolo, inoltre, il vescovo di Vicenza Pietro Bruti diede il via alle indagini.

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Nel 1492 il processo poteva dirsi concluso, e ben sette testimoni ne avevano provato la veridicità di quanto era accaduto. Ciò che emerse è che la Madonna non solo si era mossa, ma continuava ad operare miracoli rispondendo alle preghiere dei fedeli.

Giovanni Bernardi

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