Madonna delle Grazie di Stia: quella preghiera affidata a una donna

La Madonna delle Grazie di Stia appare a una donna che aveva paura di essere presa per ciarlatana, Quando il prodigio si manifestò ancora, prese coraggio e annunciò l’accaduto.

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Madonna delle Grazie Stia – photo web source

Il 20 maggio 1428 nell’alto Casentino vi fu un terribile nubifragio. Lo riportano tre diversi manoscritti risalenti ai primi del quattrocento. In quel luogo e in quella data vi si trovava Monna Giovanna, una contadina molto anziana ma anche molto devota. Stava sarchiando i filari di frumento quando arrivò un violento nubifragio.

La donna dovette rifugiarsi nella capanna

Tutti i contadini cominciarono a correre, in preda al terrore, per ripararsi in grotte e capanne. Anche la donna, che aveva approfittato di un momento di tempo sereno per allontanarsi dal suo casolare e portare avanti il suo lavoro nei campi, non poteva rientrare a casa per via del maltempo e trovò rifugio in una capanna, sotterrata di tronchi d’albero e posta sopra un masso bianco.

Non appena arrivò al riparo, la donna si si mise a pregare. In un istante fu fu avvolta da una luce di eccezionale splendore. Di fronte a lei, apparve una figura di Donna, celestiale, di straordinaria maestà e bellezza. Questa posava il piede sul masso bianco. Giovanna ben presto intuì che si trattava della Madre di Dio.

Le nuvole cupe che erano in celo sparirono

Non appena apparve, infatti, le nuvole cupi che erano in celo sparirono, la pioggia cessò e risplendette un sole abbagliante. Si rivolse infatti a lei con voce materna. “Va’ e annuncia al pievano di Stia, e alla gente del posto, che mio figlio, nostro Signore Gesù, vuole in questo luogo un santuario dedicato a me. Tutti quelli che si impauriscono con temprali distruttivi come questo dovranno contribuire alla costruzione del santuario con elemosine e offerte, e intanto devono venire in processione a venerare questa capanna”.

La donna, nel raccontare la richiesta di Maria, disse che la Vergine le disse che “se le genti volessero allontanare tanti castighi e sciagure maggiori, edificassero qui, in suo onore, una Chiesa nel luogo da Lei stessa prescelto; e costruita che l’avessero, rendessero omaggio e venerazione a Lei con preghiere costanti”.

La Vergine rassicurò la donna dandole una preghiera da recitare

La vecchia, però, temeva che una volta raccontato l’accaduto l’avrebbero presa per pazza. Non aveva infatti alcuna prova per testimoniare la vicenda prodigiosa che si stava svolgendo di fronte ai suoi occhi. “Ovvia! Muoviti! Il segno che chiedi per conferma si è già manifestato da un evento così strepitoso”, la rassicurò la Vergine, che si mise ad insegnare alla vecchia una preghiera che doveva costituire la prova.

La preghiera recitava: “O alto e glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio; dammi fede dritta, speranza certa, carità perfetta, senno e conoscimento di te. Ch’io faccia il tuo verace e santo comandamento”. Una volta pronunciata l’orazione, Maria prese il volo verso l’alto e scomparve. Subito dopo, però, vi fece seguito un altro prodigio.

La capanna continuava a risplendere di una luce fulgentissima

Avvenne a Pietro da Campolombardo, che era intento proprio in quello stesso luogo a pascolare un gregge di pecore, e all’improvviso vide una luce intensa accecante sopra il luogo dell’apparizione. La capanna in cui si era rifugiata Giovanna, infatti, continuava a risplendere di una luce fulgentissima.

Il secondo prodigio rassicurò Giovanna, che a quel punto prese il coraggio a due mani e obbedì alla richiesta della Vergine, dirigendosi subito verso il Molinuzzo, sempre vicino all’Arno, dove abitava sua cognata. A lei, Giovanna raccontò la visione, e in risposta subiuto venne accusata di vaneggiare.

La notizia si diffuse in poco tempo in tutta la popolazione

Non appena però venne a conoscere meglio i fatti, ogni giorno cominciò a fare visita al luogo del miracolo, portando con sé anche delle offerte. In quel momento, invece, Giovanna restò molto delusa dalla reazione della cognata, e tornò a casa. Poco dopo, però, mentre stava per accendere il forno, in forma di colomba entrò in casa sua lo Spirito Santo, dando una grande fiducia alla donna, rinnovandone la fede.

Così il giorno dopo la donna era fermamente convinta di andare dal pievano di Stia a raccontargli tutto quello che era accaduto, insieme anche a Pietro da Campolombardo, che a sua volta aveva assistito anche lui a un prodigio nello stesso luogo. La notizia si diffuse in poco tempo in tutta la popolazione, e presto cominciarono anche le processioni verso il capanno, con inni e canti.

In tutta la popolazione si risvegliò una pietà religiosa

In tutta la popolazione si risvegliò una pietà religiosa, e sia nelle vicine parrocchie che nell’intero contado, fino alle città di Arezzo, Firenze e Siena, e nell’intera vallata del Casentino, tutti vennero a sapere dell’accaduto. Monaci e preti accorsero da Firenze, altri devoti arrivarono da tutta la Toscana, e in poco tempo nacque il santuario. In un primo momento venne costruita una cappella, e poco dopo una chiesa, che nell’8 settembre del 1432 era completata.

La chiesa venne costruita per volontà unanime tanto delle autorità quanto del popolo, e venne terminata grazie anche alle offerte e ai doni lasciati dai fedeli. Nell’altare “furono murate le reliquie dei santi S. Bartolommeo Apostolo, Ippolito Martire, Margharita Vergine e Martire”. Un duro incendio, però, distrusse l’edificio nel 1474, ma presto venne ricostruita per mano dello Spedalingo di Santa Maria Nuova.

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Fin dal primo momento, il santuario venne rinominato di Santa Maria delle Grazie, e ogni anno, il 20 maggio, i fedeli dei paesi vicini cominciarono a recarvisi in processione per celebrare la festa dell’apparizione con la caratteristica “Processione degli Agiolini”.

Giovanni Bernardi

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