Alfonso Ciampella è un medico, uno psichiatra per essere precisi, che collabora da anni con l’Unitalsi. La sua storia di fede comincia nel 1968 quando, spinto dal desiderio di offrire un aiuto concreto al prossimo accetta di fare il barelliere proprio per l’Unitalsi, trasportando malati ed infermi nei pressi del santuario di Lourdes. Quell’esperienza lo convince a diventare medico e dopo l’università decide di tornare ad aiutare il prossimo collaborando con l’associazione che gli ha fatto scoprire la sua vocazione umanitaria poiché a suo avviso i pazienti sono prima di tutto Cristo che chiede aiuto.
Lo scorso anno, Ciampella ha scoperto di essere affetto da un tumore polmonare. La notizia non lo ha afflitto, il medico vive la propria condizione con serenità convinto che la guarigione più importante sia quella spirituale e che solo successivamente arriva quella fisica. In più di un intervista, il medico ha spiegato che si ritiene già guarito poiché grazie alla sua fede è in pace con se stesso e con gli altri e che già da tempo è cosciente del fatto che la vita va vissuta giorno dopo giorno pienamente poiché de domani ha nozione solamente Dio: “Vivendo in questo modo riesco a vedere la ricchezza che mi si propone intorno a me, come la famiglia, i figli, la moglie, i colleghi, gli amici…tutto questo è una vera ricchezza che si rinnova ogni giorno”.
Ciampella sostiene anche che essere medico non comporta solamente avere un mestiere delicato, ma sopratutto avere una missione particolare, quella di aiutare il prossimo. Per tale ragione ritiene che è ancora meglio se un medico è anche cristiano, poiché la combinazione dei due fattori porta la professione a divenire una sorta di santificazione. Ciampella, dunque, è un medico illuminato dalla fede che incarna alla perfezione sia il ruolo di medico che quello di vero fedele.
Luca Scapatello
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