Lo Stato che mette a rischio la cristianità in Europa

Da tempo il mondo sta assistendo a una dinamica inquietante e anti-cristiana nel Paese, che ora potrebbe prendere una piega ancora peggiore. 

turchia erdogan
Un uomo porta in mano la foto di Erdogan – photo web source

Stiamo parlando della Turchia, dove a partire dalla notizia della conversione della Basilica di Santa Sofia a Istanbul, prima chiesa bizantina e museo e ora tornata ad essere luogo di culto islamico per volere del “sultano” Erdogan, e poi di San Salvatore in Chora, anch’essa già chiesa bizantina diventata Museo Kariye dopo la Seconda guerra mondiale, ora moschea, emerge ora una notizia che potrebbe essere ancora più allarmante.

Da anni Erdogan ha un suo progetto “neo-ottomano”

Per quanto infatti il governo turco potrebbe smentire le voci circolate in questi ultimi tempi, per non spaventare troppo gli investitori internazionali e il mondo libero Occidentale, quello che si profila all’orizzonte è particolarmente problematico. Da anni ormai Erdogan non nasconde più il suo progetto “neo-ottomano”, il cui il presidente turco punta a volere rappresentare una sorta di guida e di capo-fila di tutti i Paesi dell’area medio-orientale che si riconoscono in un islam politico e aggressivo.

Per fare ciò, da tempo si sono viste dichiarazioni fuori dalle righe, come quella che lo ha portato allo scontro con il presidente francese Macron, e uscite decisamente fuori luogo come la conversione forzata da parte del governo di alcuni luoghi rappresentativi della cristianità nel Paese. Ora si parla invece della volontà, recondita, di convertire tutte le ex chiese cristiane in moschee.

Un vero e proprio sgarbo alla libertà di pensiero e di religione

Un progetto decisamente reazionario che Erdogan farà fatica ad ammettere, ma l’islamizzazione forzata del Paese avanza e a grandi passi, guadagnando forza e slancio. Per cui diverse testate online ammettono che la la possibilità che un giorno tutte le chiese presenti nel Paese possano diventare moschee non è del tutto da escludere.

Chi infatti si recherà in visita in Turchia troverà il prima notissimo Monastero di Chora, sede della famosa Chiesa del Santissimo Salvatore, ora essere spiacevolmente utilizzata per il culto musulmano e fatto chiamare Moschea Kariye. Insomma, un vero e proprio sgarbo alla libertà di pensiero e di religione all’interno del Paese, ma anche e soprattutto all’intera cristianità. Quella di Erdogan non è infatti un atto dovuto o di necessità, ma una sfida aperta alla fede cristiana e all’Europa che, per fortuna, non ha accettato l’entrata della Turchia nel Vecchio Continente.

Erdogan punta a rinnegare l’eredità del padre della Turchia moderna

Il Monastero di Chora costruito nel 534 d.C. e già nella storia era stato trasformato in moschea, nel 1511, come accadde anche a Hagia Sophia dopo l’occupazione di Costantinopoli. Le autorità laiche che presero il potere a partire dalla rivoluzione di Kemal Ataturk decisero di convertirlo in museo. Ora però Erdogan punta a rinnegare l’eredità del padre della Turchia moderna a seguito della dissoluzione dell’impero ottomano.

Lo stesso impero ottomano che Erdogan, nei suoi piani immaginifici e filo-espansionistici, punterebbe a riportare in auge. Molti leggono queste decisioni come un attacco vero e proprio all’Europa e alla cristianità, altri come un attacco al patriarca Bartolomeo, che è accusato di avere sostenuto Fethullah Gulen nel fallito colpo di stato del 2016.

Il drammatico sequestro dei beni appartenenti alla chiesa siriaca

Sono anni che però, purtroppo, questa politica di conversione dei luoghi cristiani in musulmani è in atto. Già nei primi anni del 2010 anche i musei situati all’interno delle mura delle antiche chiese bizantine di Trabzon e Iznik sono stati trasformati in moschee dalle autorità turche. Senza contare il drammatico sequestro dei beni appartenenti alla chiesa siriaca che ha avuto luogo nel 2017.

LEGGI ANCHE: Santa Sofia, le ragioni politiche di una sfida che mina pace e dialogo

L’ultima conversione del Museo Chora in moschea è quindi stato il segno, infine, più evidente della sua volontà. Nel mentre, le autorità turche si aspettavano una risposta internazionale più dura. Risposta che non è arrivata, e che in questo senso farebbe credere loro che tutto gli è concesso. Certamente, infatti, quando un continente e un’intera civiltà rinnegano le loro radici, quelle cristiane, il campo per i loro nemici si fa aperto, e il rischio di un indebolimento sempre maggiore è dietro l’angolo.

Rischierà di essere troppo tardi per una risposta che sia incisiva?

Quando la minaccia alla dignità della donna, alla libertà religiosa, ai diritti umani, alla pluralità culturale e all’affermazione della verità e della fede in Dio sarà messa sotto dura prova, rischierà di essere troppo tardi per una risposta veramente incisiva e chiara da parte dell’Europa? Se non si cominciano fin da subito a mettere in chiaro quali sono le regole cardine che caratterizzano la nostra civiltà, risultando al contrario pavidi e incerti, quale sarà la successiva credibilità dei governatori europei nel momento in cui sarà necessario correre urgentemente ai ripari?

LEGGI ANCHE: Scontro Francia-Turchia: la religione pretesto per il potere politico

Di fatto, si è già entrati in una zona d’ombra molto pericolosa, e potenzialmente davvero difficile da affrontare. Tutti i santuari cristiani bizantini diventati musei, infatti, rischiano pesantemente di essere trasformati in moschee. Visto che la decisione del Consiglio di Stato turco su Hagia Sophia e Chora apre di fatto la strada alla legittimazione di quel processo. Un pericolo che va evitato al più presto per il bene di tutta l’umanità, e soprattutto per i tanti cristiani che vivono in Turchia e che sarebbero spinti a lasciare il Paese. Bisogna però che l’Europa si svegli, oppure saranno guai.

Giovanni Bernardi

Impostazioni privacy