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Sì a librerie e musei ma no alla Messa. Le contraddizioni del governo

Tra le numerose contraddizioni dell’annuncio fatto dal Premier sull’attesa fase due, in cui però cambierà ben poco dalla precedenti riguardo alla libertà di spostamento, c’è quella della libertà di partecipare alla Santa Messa. 

Ci si chiede: perché si pensa alla riapertura dei musei, delle cartolibrerie, alla possibilità di far recapitare cibo take away, alla libertà di fare jogging e di andare a correre nei parchi, ma si vieta in maniera “arbitraria”, come ha sottolineato la Cei, di partecipare a cerimonie religiose? Su questo punto è infatti andato in onda, in maniera quasi fulminea, un duro scontro tra governo e Cei.

Le pesanti contraddizioni del decreto Conte. No alla Messa

Non appena terminata la diretta televisiva del Presidente del Consiglio, trasmessa da tutte le principali reti, la Chiesa ha replicato spiegando che è in atto un attentato alla libertà di culto. Diretta peraltro in cui Conte ha parlato per tutta la prima lunga parte di tutti i suoi presunti e mirabolanti successi, e non si capisce a quale titolo lo si conceda senza contraddittorio.

La Chiesa ha perciò replicato dicendo che il governo e gli scienziati non possono decidere arbitrariamente di chiudere le chiese. Che si sottovaluta l’apporto dei cristiani alla società in questo momento di dura emergenza. Che si tralascia il fatto che quanti prestano comunque servizio ogni giorno nelle strade delle metropoli, dove per i poveri non c’è nessun decreto di emergenza che tenga, hanno assoluto bisogno di “nutrirsi alla fonte“.

La Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma chiusa ai turisti (Il messaggero)

Prestare servizio con Cristo nel cuore. Serve la Messa

Che nel prestare servizio nelle mense, per i poveri, per le famiglie italiane in difficoltà, per i senza fissa dimora che affollano le strade cittadini da tutto il mondo, c’è bisogno di farlo con Cristo nel cuore. Che lo si riceve nell’Eucarestia. Che non è una gara alla lobby che urla più forte i propri interessi nel buio delle stanze del potere. Che il governo, delle persone più deboli e delle libertà fondamentali, ne ha una totale dimenticanza.

Bambini, famiglie, disabili, migranti, famiglie numerose, anziani soli, di tutti questi il governo non ha fatto alcun cenno. Quello che appare è che la fase due non è altro che la continuazione della fase uno. Ma con la lieve riapertura di alcune possibilità e delle attività produttive.

Sì a tutto tranne che alla Messa

Insomma, va bene andare a lavorare in fabbrica. Ok per la visita a mostre e musei. Benissimo per andare a correre, che fa bene alla salute, o per gli allenamenti degli sportivi, che altrimenti perdono tonicità, e tutti i soldi che girano nel mondo dello sport non si recuperano, e poi come si pagano gli ingaggi milionari. Nessun problema per il cibo take away, ogni tanto bisognerà pure concedersi qualche sfizio.

Perfetto visitare le librerie, anche piccolissime, prendere in mano libri e sfogliarli, concentrarsi sul nuovo autore virologo di grido o sull’ultimo saggio che spiega giorno per giorno i 365 modi in cui ci si può ammalare di coronavirus. Nessun problema nello stare in fila al supermercato, o dentro le metro. Ma la Messa no, giammai.

Perché la salute del corpo conta più di quella dell’anima?

Ironia a parte, la domanda è molto seria. Per quale motivo la salute del corpo, delle imprese, del proprio palato, dei propri occhi e delle soddisfazioni culturali e artistiche, del proprio intelletto, sia più importante di quella dell’anima? Comprensibile pensare che per un ateo la Messa, tutto sommato, sia superflua.

Ma per un cristiano, è vitale. La liturgia è vita, l’Eucarestia è presenza Reale di Cristo, Via Verità e Vita. È il Suo corpo di cui il cristiano si nutre per la vita eterna. Non sono fantasie o stravaganze velleitarie, tanti cristiani sono morti fin dall’alba dei tempi per testimoniare l’amore e la presenza di Cristo. E tanti ne muoiono ancora oggi in tutte le latitudini del mondo.

La dimostrazione di una classe politica che ripudia la fede

Allora oggi siamo di fronte alla dimostrazione pratica e concreta che il fatto religioso è vissuto da una parte della nostra società, e in particolar modo dalla classe dei governanti di questo paese, come un qualcosa di inutile e di cui si può fare a meno. Ma non è così per i cristiani e non lo sarà mai. Per cui ora chiediamo a gran voce di riavere le Messe, all’aperto, distanziati, in fila indiana, in qualsiasi modo.

(Websource Archivio)

Chiediamo la libertà di andare a pregare senza essere obbligati ad andare anche al supermercato, la dignità di riconoscere la cura della propria anima importante almeno tanto quanto il desiderio di vistare una mostra, di prendere cibo al McDonald’s, di fare un po’ di jogging, di allenarsi per il campionato, di stare in fila al banco dei surgelati, di prendere la metro per spostarsi. Almeno la nostra dignità.

Giovanni Bernardi

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