Lavoro, il grido della Chiesa: “Non si abbandonino famiglie e lavoratori”

L’appello dell’arcivescovo Massara di Fabriano-Camerino: “il grido dei lavoratori non cada nel silenzio!”. A rischio il lavoro in tanti distretti industriali d’Italia.

La storica visita di Giovanni Paolo II a Fabriano, occasione in cui incontrò i lavoratori delle fabbriche – foto web source

In tante zone d’Italia infatti, complice il coronavirus ma non solo, interi distretti industriali una volta floridi e forieri di innovazione, e quindi di tanto buon lavoro per famiglie e giovani, stanno per essere smantellati e messi in ginocchio uno dopo l’altro.

Il drammatico problema della perdita di lavoro in Italia

Tra questi c’è la cittadina di Fabriano, famosa nel mondo per essere storicamente il più importante centro di produzione europea, ma con all’attivo numerose industrie in particolare nel settore degli elettrodomestici, che per anni hanno dato possibilità di lavoro a tutto il territorio circostante.

Molte di queste, complice la crisi e la globalizzazione, ora sono in crisi, e centinaia di lavoratori rischiano di perdere il proprio posto di lavoro e di rimanere in strada. Tre decenni fa le stesse fabbriche di Fabriano e di Matelica furono anche il teatro di una storica visita di San Giovanni Paolo II.

L’Arcivescovo di Fabriano-Camerino Massara – foto web source

Le storiche e lungimiranti parole di Giovanni Paolo II

In quell’occasione il Pontefice polacco entrò nel merito del tema del lavoro e della dignità dei lavoratori, con un’analisi di grande lungimiranza che ancora oggi ci mette con chiarezza davanti alla sostanza del problema che tanti nel nostro Paese stanno vivendo.

“V’è un obbligo morale di provvedere ad una sana politica di investimenti nella qualità dei prodotti e nel rinnovamento tecnologico, ma v’è anche un concomitante obbligo morale di rispetto”, disse in quell’occasione Karol Wojtyla. Di fronte all’attuale situazione di crisi il vescovo Massara ha così deciso di rivolgere il suo sguardo al problema del lavoro nella diocesi partendo proprio da quello storico e importante discorso.

Serve rispetto per la dignità dei lavoratori

“Rispetto per chi e per cosa?”, è la domanda del prelato. “Innanzitutto per la dignità dei lavoratori e per la tutela dell’ambiente”, è invece la risposta. “Poi rispetto per il contenuto etico dell’occupazione che non può mai essere sostituito dai pur necessari sussidi temporanei o interventi di sostegno che rischiano di risolversi in un boomerang per la dignità della persona”.

Foto web source

Anche Papa Francesco ha infatti toccato il tema del lavoro in numerose occasioni nell’ambito dei suoi discorsi pubblici. Incontrando i lavoratori delle acciaierie in crisi Bergoglio ha affermato con forza: “Chi è disoccupato o sottoccupato, finisce ai margini della società, diventa vittima dell’esclusione sociale. Il lavoro è portare il pane a casa con dignità”.

Il grido di Papa Francesco alla politica: si rilanci il lavoro

Soltanto poche settimane fa il Papa durante l’Angelus da Piazza San Pietro si è rivolto direttamente ai politici. Chiedendo che ci sia un impegno corale per rilanciare il lavoro, specialmente in questo momento di dura crisi dovuto alla pandemia.

“Auspico che, con l’impegno convergente di tutti i responsabili politici ed economici, si rilanci il lavoro: senza lavoro le famiglie e la società non possono andare avanti”, ha detto Papa Francesco. Spiegando che il lavoro “è e sarà un problema della post-pandemia”. E che per questo “ci vuole tanta solidarietà e tanta creatività per risolvere questo problema”.

Papa Francesco ha strigliato la politica invitandola ad occuparsi dei lavoratori – foto web source

La Chiesa deve farsi portavoce del grido di chi soffre

La Chiesa, ha spiegato il vescovo Massara, deve farsi portavoce anche di questo grido. Del grido di chi non ha voce. Perché è anche questo il ruolo dei Pastori e di una Chiesa Madre che fa di tutto per il bene dei suoi figli.

“Per secoli, in mezzo a carestie e privazioni collettive, le guide spirituali del popolo di Dio si sono fatte carico delle sofferenze della gente, portando alle istanze superiori il grido di aiuto delle fasce più deboli e sfruttate”, ha spiegato il vescovo.

La necessità di intervenire in maniera strutturale

Interpellando direttamente la politica. “La necessità non è solo quella di approntare una tantum misure emergenziali, bensì prioritariamente quella di intervenire strutturalmente per mettere fine alla tragica insicurezza che mina alle basi la convivenza civile e la progettualità familiare”.

Lavoratori che protestano – foto web source

Il vento di solidarietà e di mobilitazione delle coscienze che aveva preso vita dopo la Caduta del Muro di Berlino oggi, per il prelato, sembra sopito. Proprio oggi in cui l’urgenza del lavoro sembra maggiore. Il vescovo ha invitato a mettersi “nei panni di un operaio che dopo decenni di competente e responsabile impegno lavorativo trova chiusi i cancelli della sua azienda”.

Il senso di impotenza di chi perde il lavoro

Proprio lì dove “frustrazione, senso di impotenza e alienazione albergano nell’animo di chi vede minacciato il suo status e la propria vocazione lavorativa. Evangelicamente a repentaglio non è solo il corpo ma anche lo spirito. Non manca solo il pane ma anche la consapevolezza di una presenza nel mondo”.

Il lavoro infatti è dignità umana, la stessa “che la dottrina sociale mette a fondamento della vita comunitaria. Gesù impara nella bottega del falegname San Giuseppe la sacralità del lavoro”, ha ricordato il vescovo. Già nel medioevo infatti il vescovo veniva appellato dai fedeli con il ruolo di “defensor civitatis“.

L’appello del vescovo: non si confini nel silenzio l’ingiustizia

Che lanciato un “accorato appello a tutte le istituzioni e a ciascuna responsabilità pubblica e privata è quello di non abbandonare in una logorante incertezza le tante famiglie che aspettano una sistemazione definitiva ai loro problemi”.

Coronavirus Gesu Verita

“Non si pensi di confinare nel silenzio l’insopportabile ingiustizia del povero. San Vincenzo de Paoli ci insegna che la giustizia è la prima forma di carità e il Servo di Dio don Oreste Benzi ripeteva sempre: Non si dia per carità ciò che spetta per giustizia”.

Giovanni Bernardi

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