La sconvolgente posizione di don Biasol sul matrimonio omosessuale

Il comune di Straranzano, piccolo paese in provincia di Gorizia (Friuli Venezia Giulia), ha ospitato quello che da molti potrebbe essere annoverato come un segno dell’imminente caduta della Chiesa, dunque dell’inizio di un mondo privo di guida morale. In breve, il consigliere comunale del PD Luca Bortolotto è convolato a nozze con l’educatore scout Marco Di Just. Fin qui nulla di sconvolgente, o comunque nulla di nuovo.

Ciò che ha creato scalpore in questa vicenda è l’appoggio al matrimonio offerto da Don Eugenio Biasol, Don Genio per gli amici, capo spirituale degli scout dell’Agesci (formazione scout di filiazione cristiana) e grande amico di Marco Di Just. In seguito alla cerimonia, infatti, il parroco ha commentato in questo modo l’unione civile dei due uomini dicendo che la sostiene: “Sia come amico, ma anche come prete” quindi sottolinea come “la chiesa oggi ha tante difficoltà a riconoscere queste scelte”.

E’ chiaro che una simile dichiarazione fatta da una parroco della Chiesa Cattolica risuonino come una dichiarazione di guerra alle posizioni del clero. Molto duro nei confronti di Don Genio è stato un redattore di ‘Riscossacristiana.it’ che parlando della dichiarazione del prelato ha scritto: “ ‘come amico’ avrebbe fatto meglio ad avvertire amichevolmente il Di Just che la sua inclinazione era contro natura e ciò che stava per fare era un insulto alla legge naturale, oltre che alla biologia, alla fisiologia, all’anatomia e non ultimo all’evidenza; ‘come prete’ avrebbe dovuto informare la pecorella che la sua inclinazione era perlomeno ‘oggettivamente disordinata’, o, se avesse voluto essere più efficace, comunicargli che la pratica di assecondare le sue pulsioni è una di quelle che ‘gridano vendetta al cospetto di Dio’, tuttavia non c’è niente di irreparabile purché ci si penta anziché ostentare”.

Insomma l’articolista fa notare come la posizione espressa dal sacerdote non sia conforme alla dottrina della Chiesa e che da parroco avrebbe fatto meglio a non appoggiare, quantomeno pubblicamente, le scelte di vita del suo amico. Ma ciò che infastidisce di più il redattore è la parte finale del messaggio, sulla quale scrive: “Infine riguardo al fatto che la chiesa oggi avrebbe ‘tante difficoltà a riconoscere queste scelte’ è ovvio: sono scelte oggettivamente sbagliate, per cui la chiesa NON le può riconoscere, e se dovesse arrivare ufficialmente a farlo si porrebbe il grave problema di una chiesa che insegna l’errore, che abbandona i fedeli negando loro la verità, una chiesa che rinnega Cristo, in breve una chiesa apostata. E ci siamo a un passo”.

L’unico che in questa commedia dell’assurdo si è opposto a quanto stava accadendo è stato Don Francesco Maria Fragiacomo, il quale associandosi al pensiero del redattore e sposando la linea della Chiesa riguardo le unioni omosessuali ha fatto giustamente notare: “ Come cittadino ognuno può fare ciò che gli consente la legge dello Stato. Come cristiano, però, devo tener conto di quale sia la volontà di Dio sulle scelte della mia vita. Come educatore cristiano, in più, devo tener conto della missione e delle linee educative della Chiesa e della mia Associazione cattolica”.

Il prelato ha sottolineato, insomma, come un cristiano e specialmente uno che si erge a guida degli altri cristiani si debba attenere alla legge di Dio. Questa posizione, però, è stata percepita come intransigente e obsoleta, sia da Don Genio che dalla comunità. L’unica speranza di sollievo per il parroco era quella di ottenere un appoggio dal vescovo, Sua Eminenza Carlo Roberto Maria Redaelli, ma, culmine del paradosso, questo prima ha nicchiato e poi ha invitato alla calma ed al rispetto: “Può sembrare strano che di fronte a una realtà che ha creato contrasti e scalpore e ha evidenziato difficoltà, ci si domandi per prima cosa quali siano gli aspetti di grazia presenti in essa”.

Monsignor Radaelli invita dunque i contestatori ad osservare l’accaduto per coglierne gli aspetti della grazia presenti in esso invece di giudicare e condannare. La posizione espressa è molto cristiana, nel senso che invita alla conciliazione, ma è al tempo stesso contraria a tutto ciò che insegnano le Sacre Scritture, dove senza possibilità di fraintendimento si legge che l’unione tra persone dello stesso sesso è un peccato mortale. Che ci si trovi davvero nell’epoca storica in cui la chiesa è diventata Apostata? Di questo ne è quasi certo l’articolista di ‘Riscossacristiana’ che scrive: “E’ fatta cari preti, monsignori, vescovi e arcivescovi: se “tutto concorre al bene” nell’accezione Redaelliana, voi non servite più a nulla, il peccato non esiste più perché anch’esso concorre al bene, e siamo tutti automaticamente salvati. Il che potrebbe risultare anche confortante, se non si trattasse di una clamorosa falsificazione dell’annuncio cristiano, che prosegue per tutta la lettera”.

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