“La rivoluzione sessuale ha fallito” Detto da una femminista

 

C’è una sessuologa Belga, Therese Hargot, che in Francia, dove lavora ed insegna, è etichettata con l’epiteto “Cattocombatibile”, una definizione che difficilmente troviamo associata ad un’esperta di sesso e di attitudini comportamentali al giorno d’oggi.

Quando le viene ricordato il suo soprannome la donna sorride e non si nasconde dicendo che molte delle sue posizioni sono vicine a quelle della Chiesa, semplicemente perché, dal suo punto di vista, sono le più corrette. Ma in cosa la visione di una sessuologa 32 enne laureata in Belgio in filosofia con un master alla Sorbonne in scienze sociali è simile a quella della Chiesa? Therese sostiene che la liberalizzazione sessuale degli anni settanta ha fallito i suoi obbiettivi, si è passati dal divieto del sesso prematrimoniale ad una gara a chi perde la verginità per primo di cui gli adolescenti odierni sono schiavi. Inoltre sostiene che le lotte del femminismo hanno portato la donna moderna ad affrontare la maternità in solitudine, deresponsabilizzando di fatto gli uomini dai suoi obblighi naturali e sociali.

Tutte queste idee sono racchiuse nel suo primo libro, intitolato ‘Una gioventù sessualmente liberata (o quasi)’, che in Francia ha ottenuto un grandissimo successo e che in questi giorni è stato presentato dalla Dottoressa in Italia in diverse tappe. Per comprendere meglio le posizioni di questa esperta di scienze comportamentali la rivista cattolica ‘Famiglia Cristiana’ l’ha raggiunta telefonicamente per un intervista di cui vi riportiamo qualche stralcio. Inizialmente le viene chiesto come si è trovata in Italia, la Dottoressa Hargot ha risposto di essere stata sorpresa dall’accoglienza riservatale, pensava di incontrare maggiori opposizioni, ed invece per il momento ha trovato solo consensi.

Il primo vero quesito che viene chiamata ad esplicare è il motivo per il quale l’educazione sessuale nelle scuole non funziona, una domanda alla quale risponde in questo modo:

“Perché propone mezzi cattivi per rispondere a bisogni veri degli adolescenti come quello di costruire la loro identità. I ragazzi sono abitati da grandi questioni esistenziali: chi sono io? Qual è il senso della vita? Sono una persona amabile e unica? La riposta che gli adulti danno loro sono il preservativo e la pillola. Ed è chiaro che è un fallimento perché il preservativo e la pillola non sono risposte a questi interrogativi. Dobbiamo raggiungere i ragazzi in queste grandi questioni esistenziali, proponendo loro corsi di filosofia invece che corsi di educazione sessuale, dobbiamo proporre degli atelier di sviluppo personale, dobbiamo dare la possibilità ai giovani di fare esperienze che permettano loro di conoscere se stessi molto di più di quanto facciano andando a bere o facendo sesso promiscuo”.

Therese quindi è convinta che parlare solo del funzionamento del corpo e dell’atto in se non è funzionale per educare delle giovani menti ancora confuse sulla propria persona e sulla propria sessualità, sarebbe d’uopo quindi associare alle lezioni scientifiche delle lezioni morali che facciano porre domande ai ragazzi e li distolgano dal mero istinto animale di accoppiarsi.

Ma se l’educazione sessuale intesa in questo modo è logica e priva di qualsiasi motivo per obbiettare, diversa potrebbe essere la sua opinione sulle lotte femministe degli anni settanta, sul fallimento di quei movimenti la Dottoressa Hargot dice:

“In realtà, ha avuto conseguenze negative anche per l’ uomo. Oggi assistiamo a una vera e propria crisi della mascolinità, gli uomini non sanno cosa significhi essere un uomo di fronte alla donna, abbiamo avuto l’ uguaglianza, certo, ma di fatto tutto il femminismo che ha predominato in questi anni ha prodotto un’ indifferenziazione sessuale: le donne si sono virilizzate e hanno voluto copiare gli uomini e li hanno pure destabilizzati”.

Dunque a pagare per le rivoluzioni femministe sono gli uomini che al momento si sentono privati di quello che era il loro ruolo nella società, la proposta della dottoressa è quella di creare un nuovo movimento femminista che includa l’uomo, da un lato perché ridarebbe sicurezza ad un genere che si sente impotente e d’altro perché permetterebbe alle stesse donne di uscire da quell’isolamento in cui si sono imprigionate:

“Al momento la responsabilità ricade tutta sulle spalle della donna, è lei che deve assumersi tutte le conseguenze delle sue scelte per esempio nella questione della maternità. Di fatto, il diritto all’ aborto e alla contraccezione hanno reso la maternità un affare prettamente femminile: tutti dicono che in fondo è una scelta della donna e la deve portare avanti da sola. Anche nella questione dell’ aborto si dice la stessa cosa e che col suo corpo la donna può fare quello che vuole. Ma questo permette a tutta la società di lavarsi le mani di fronte a questo vero e proprio dramma umano”.

Ecco toccato il punto che accomuna la visione della dottoressa e della Chiesa sulla sessualità, l’aborto è un crimine contro natura di cui la società odierna si lava le mani a cui si deve associare anche la contraccezione, perché, sostiene la Dottoressa, sono due lati dello stesso problema. Ma se la contraccezione come l’aborto sono due metodi errati per limitare la natalità in giovane età qual’è la soluzione?

A questa domanda l’esperta risponde in questo modo: “Io penso che bisogna insegnare ai ragazzi fin dalla pubertà a conoscere il proprio corpo, a meravigliarsi della capacità che abbiamo di generare la vita e prendere coscienza di questa grande responsabilità. Si parla di sesso solo nel senso che c’ è la possibilità che arrivi un bambino o una malattia ma non si parla mai delle conseguenze emozionali dell’ atto sessuale. Quello che voglio dire è che questa conoscenza del corpo ci permette di cambiare la nostra visione del corpo e della sessualità che non è solo una questione meccanica o tecnica ma include e riguarda tutta la nostra persona e l’ altro e ha questa conseguenza incredibile di generare la vita “.

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