Recentemente, il profilo Facebook della pagina Onlus di Pro Vita e Famiglia è stata letteralmente tempestata da pesanti insulti e minacce. Non è forse necessaria una legge che tuteli anche tutto ciò?
La pagina Facebook ufficiale della Onlus Pro Vita e Famiglia chiede rispetto, ma soprattutto, egualità. I numerosi, eccessivi, nonché volgari insulti ricevuti di recente, sembrano esser passati, per così dire, in secondo piano. Proprio come se esistesse, citando le parole del post, “un odio di serie A e un odio di serie B”. Per quale motivo, in tal senso, non si dovrebbe parlare di “Prolifefobia”?. Perché al tempo stesso, non si dovrebbe parlare di “cristianofobia”?
Insulti come quelli presenti nella pagina Facebook di Pro Vita e Famiglia sono a dir poco vergognosi. Ciò che si chiede è rispetto, perché se gli insulti al relatore del provvedimento per contrastare l’omotransfobia e la misoginia sono stati giustamente condannati, perché gli insulti e le minacce maturati dall’odio contro i “prolife” dovrebbero passare inosservati?
A prender parola sulla delicatissima questione sono stati, rispettivamente, il presidente e il vicepresidente dell’associazione onlus Pro Life e Famiglia. In merito alle recenti dichiarazioni di Alessandro Zen, Toni Brandi e Jacopo Coghe hanno dichiarato: “Con una legge come quella che hanno in mente Zan e i suoi amici, si contribuirà a rendere sempre più invisibili le associazioni e le persone che come noi vengono intimidite giornalmente”. Il riferimento, è pressoché esplicito: le intimidazioni a cui si riferiscono Brandi e Coghe si palesano nelle minacce ricevute sui canali social.
Con il loro intervento, Toni Bradi a Jacopo Coghe hanno messo in luce l’altra faccia della medaglia. L’onorevole Zan, infatti, non è l’unico ad esser stato preso di mira dagli insulti ma anche le associazioni pro famiglia sono state letteralmente catapultate dalle “gravi e assurde parole”, per le quali, però, non è stato preso provvedimento alcuno.
Fabio Amicosante
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