Due infermiere cristiane rischiano la vita per un’accusa vergognosa

Il fatto è a dir poco tragico e testimonia il grave rischio che corrono ogni giorno i cristiani nel mondo, vittima ancora oggi di persecuzioni, spesso nate da falsità. 

A Faisalabad, città del Punjab pakistano, due infermiere cristiane sono accusate di aver compiuto vilipendio al Corano, e ora in base al codice penale pakistano 295 B rischiano grosso. L’articolo riguarda la  famigerata “legge di blasfemia”, che punisce il vilipendio al libro sacro dell’islam, come ha riportato nelle scorse ore l’Agenzia Fides.

La terribile accusa dopo la triste denuncia di un medico

A denunciare l’accaduto è stato il sovrintendente medico Mirza Mohammad Ali dell’ospedale civile di Faisalabad. Tutto nasce l’8 aprile, quando due infermiere cristiane, Mariam Lal e Navish Arooj, hanno rimosso e strappato da un armadio un adesivo che conteneva versi del Corano. O almeno così è stato detto dalle persone che le hanno accusate. Ma i fatti, purtroppo, a molti non tornano.

Il denunciante ha infatti affermato che una delle due, Navish Arooj, dopo avere rimosso l’adesivo lo ha consegnato a Maryam, che l’ha nascosto nella sua mano nel momento in cui ha visto una caposala, Rukhsana, che in quel momento si stava dirigendo verso di loro. A quel punto, però, su richiesta dell’infermiera capo, Maryam, secondo il racconto, non sarebbe stata in grado di darle una risposta adeguata.

La reazione infuriata della caposala contro il presunto gesto

Il che ha fatto scattare subito la reazione della caposala, che ha preso l’adesivo in custodia e ha scattato delle foto, prima di portare la vicenda all’attenzione dell’amministratore dell’ospedale e dell’ispettore sanitario Faisal Yaqoob il giorno seguente. La risposta dei due uomini è stata lapidaria. Per loro, le infermiere cristiane sono in sostanza colpevoli di aver disonorato i versetti del Sacro Corano.

Così è stata sporta la denuncia per blasfemia. Non bastasse, nel momento in cui si è verificato il fatto in ospedale si è scatenato un vero e proprio putiferio, al punto che uno dei ragazzi del reparto, Muhammad Waqas, ha tentato di uccidere l’infermiera cristiana Maryam con un coltello. Non c’è riuscito, ma in compenso l’ha gravemente ferita a un braccio. In questo momento, entrambe le infermiere si trovano sotto la custodia della polizia. Ma non si conosce il loro destino.

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Le parole del vescovo e l’idea che possa trattarsi solo di una scusa

Secondo Kashif Aslam, coordinatore del programmi nella Commissione nazionale per la Giustizia e la pace, dei vescovi del Pakistan, si tratta addirittura di una vera e propria montatura per colpevolizzare le due donne. “E’ un’altra falsa accusa contro le donne cristiane; c’è una questione personale tra i membri dello staff che deve essere scoperta nell’inchiesta”, ha affermato all’agenzia Fides.

Il vescovo ha infatti spiegato che come nel resto del mondo anche in Pakistan i cristiani hanno molta attenzione per le altre fedi e non si sognerebbero mai di offenderle o di comportarsi in maniera aggressiva. Di conseguenza, il gesto che è stato imputato alle due donne, di un valore del tutto irrisorio, non è altro che una scusa per praticare una violenza inaccettabile e sanguinaria nei loro confronti, mentre il resto del mondo su fatti simili tace.

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La rabbia per una situazione del tutto dolorosa ai danni dei cristiani

“I fedeli cristiani hanno profonda sensibilità su questi temi, e inoltre viene insegnato loro a rispettare le altre religioni. Non credo che le giovani infermiere cristiane abbiano profanato l’adesivo contenente i versi del Sacro Corano”, ha detto il religioso, spiegando che l’accusa è del tutto infondata.

La situazione in Pakistan resta però evidentemente a dir poco allarmante, come spiega anche l’attivista cristiano per i diritti umani Saleem Iqbal. “È allarmante vedere aumentare le persone accusate ingiustamente in casi di blasfemia e le conversioni forzate delle ragazze appartengono a minoranze religiose”, dice.

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Spiegando anche che si tratta del secondo caso che si registra quest’anno. Il primo riguarda l’infermiera cristiana Tabitha Gill, accusata in un ospedale di Karachi. “Facciamo appello ai politici cristiani affinché si affrettino ad agire per proteggere il loro popolo e chiediamo ai fedeli di essere sempre attenti a quanti possono intrappolarli in tali questioni, utilizzando la blasfemia per rancori personali o gelosie personali”.

Giovanni Bernardi

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