Inenarrabile ingiustizia | Mamma condannata a finire sotto i ponti

Il caso di Giada Giunti approda ad un nuovo drammatico capitolo della storia. Da anni alla donna è impedito dal Tribunale di vedere il figlio Jacopo, oggi quindicenne.

La giustizia ordinaria continua a condannarla a spese insostenibili e alla lontananza dagli affetti familiari.

Costi esorbitanti
La ‘mamma coraggio’ Giada Giunti continuerà ad essere sottoposta alla decurtazione mensile dallo stipendio di circa 400 euro (1/5 del totale), che subisce già da due anni. La giudice della sezione esecuzioni mobiliari del Tribunale civile di Roma ha infatti rigettato l’opposizione presentata dall’avvocato Carlo Priolo, nonostante le precedenti condanne alle spese processuali che ammontano già a 147 mila euro e nonostante i pignoramenti”. È quanto si apprende da una nota rilasciata da Giunti e dai suoi legali che hanno costituito anche l’associazione “Verità altre” che combatte per mamme e bambini contro i prelevamenti forzati dei minori.

La giudice del procedimento esecutivo ha ignorato i complessi scritti difensivi – dichiara l’avvocato Priolo – e neppure ha tenuto conto di quella somma, il triplo della pensione sociale, che la norma rende impignorabili”.

La situazione di mamma Giada, come altre mamme nelle sue condizioni, è gravata dai costi esorbitanti delle battaglie legali, “tra la casa coniugale assegnata a mamma Giada andata persa, visto che l’ex marito non ha pagato le rate del mutuo”, scrive l’avvocato, “i finanziamenti, che ha dovuto chiedere al fine di ottemperare a tutte le spese cui è stata costretta, avendo uno stipendio inferiore alla cifra sopra riportata. È oggettivo – sostiene Priolo – che a Giada Giunti viene impedito anche di mangiare, viste le ulteriori spese a cui è stata condannata”.

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“Vivrò sotto i ponti”

Per l’avvocato Priolo, “l’elemento quantitativo offre la migliore architettura di una violenza istituzionalizza che comprende l’intera circonferenza delle plurime azioni violente che Giada subisce da anni. Neppure la rassegnazione – prosegue – sopravvive alla profanazione del coraggio di mamma Giada Giunti, icona delle madri private dei figli con abuso di potere, che oggi è stata di nuovo colpita. L’oscurantismo della decisione anche della giudice della sezione esecuzioni mobiliari del Tribunale civile di Roma ha inflitto l’ennesima ferita alla ferrea resistenza di una madre precipitata nell’inferno dei tribunali dove si abbandona la fiducia verso la ‘giustizia’”.

Mi impediscono anche di mangiare oltre ad avermi fatto perdere tutto ciò che avevo, in primis mio figlio. Dormirò sotto i ponti – commenta Giada Giunti –. Vivo una persecuzione giudiziaria da 12 anni, da 6 anni mi hanno allontanata da mio figlio con l’accusa di essere simbiotica, da più di 2 anni mi viene impedito pure di ricevere una semplice fotografia o una videochiamata con mio figlio. Cosa vogliono ancora da me? Mi hanno tolto tutto ciò che mi ero costruita con un onesto lavoro”, conclude.

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Fonte: Agenzia Dire

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