Nella prima immagine diffusa per Immuni, c’era una mamma intenta a tenere in mano il suo bambino che si intravede da una finestra. Nell’altra finestra, un uomo intento ad operare al pc.
Tanto è bastato per mandare su tutte le furie femministe iper-ideologizzate, in lotta continua contro la famiglia e la genitorialità tradizionale. Una mamma che compie il gesto più bello e naturale del mondo, quello cioè di allattare e prendersi cura del proprio figlio, diventa uno scandalo agli occhi di chi vede solo la carriera, l’individualismo spinto alla ricerca di denaro e piaceri.
Immuni: un uomo al pc e una donna allatta. E si grida allo scandalo
Si tratta dell’immagine presente sull’app Immuni, l’applicazione sviluppata dal governo italiano per il monitoraggio dei contagi dovuti al coronavirus. Che è diventata, incredibilmente, un caso. Al punto da spingere il ministro delle Pari Opportunità e la famiglia Elena Bonetti ad annunciare la modifica dell’immagine.
“Cara Anna Paola Concia, ho scritto ieri alla Ministra Paola Pisano (Innovazione Tecnologica e Digitazlizzazione, ndr) e mi ha subito rassicurato sul fatto che si sta lavorando ad una modifica, che sarà rilasciata entro breve”, ha affermato il ministro Bonetti rispondendo alla ex deputata del Partito democratico Anna Paola Concia, che le ha chiesto di cambiare l’immagine.
Chi ha portato avanti l’attacco alla donna che ama il figlio
La Concia, ex parlamentare impegnata per le lotte su tematiche di gender e Lgbt, che tra l’altro – come è stato fatto notare – ora vive in Germania, aveva scritto: “Ministra Elena Bonetti la prego gentilmente di parlare con la Ministra Paola Pisano perché questa immagine fuori dal tempo e dalla storia deve essere cambiata. Ho scritto deve, sì perché lo dovete alle donne italiane che non meritano tutto questo”.
E via, dopo la Concia, con la messa in mostra di tanti altri: politici, cantanti e compagnia bella, tutti identificabili nell’identità di sinistra. Laura Boldrini, Enrico Letta, e altri. Insomma, una battaglia identitaria che attacca la famiglia per fare parlare di sé e darsi un’immagine, progressista, benpensante e a costo zero, di fronte al proprio elettorato.
Le donne non meritano la gioia della maternità?
Non si capisce però che cosa non meriterebbero le donne. Forse le donne non meritano di vivere la loro maternità in pace? Non meritano di vivere l’amore per i propri figli, la cura per le creature che hanno messo al mondo? Non meritano la felicità che deriva dall’amare il proprio figlio?
E che cosa avrebbero fatto di male per non meritarsi questa gioia indicibile, ed essere per forza obbligate un concetto di donna altrettanto stereotipato, per usare le stesse parole con cui si attacca la maternità e la famiglia naturale, in cui la società le obbliga a dedicarsi solamente a lavorare e a produrre, ad essere funzionali all’economia e all’efficienza voluta dai potenti, piuttosto che dedicarsi ai propri affetti?
Dal caso Immuni un appello: qualcuno svegli la ragione
“Qualcuno svegli la ragione, che ieri evidentemente stava dormendo mentre si consumava nelle patrie stanze social l’ultimo atto del genocidio del buon senso”, scrive la rivista il Timone. “Chi si chiedeva se il Covid ci avrebbe reso diversi, di sicuro dovrà convenire che, almeno più intelligenti non lo siamo diventati.
Con tutti i problemi che ci sono in agenda, ieri non si parlava d’altro: la sconcia e oscena immagine che accompagna – o meglio accompagnava, perché quando la situazione è seria in questo paese le cose cambiano alla velocità della luce – il varo dell’app di tracciamento Immuni”.
Immuni: una donna che ama il suo figlio, e l’accusa di discriminazione
Ovviamente, si tratta di una descrizione ironica di un fatto che se non fosse tragicomico, sarebbe più tragico che comico. “Due piccole icone: nella prima una donna che abbraccia, avvolgendolo totalmente come una Madonna, un neonato col ciuccio. Nell’altra icona, decisamente più pornografica, il papà, nella stanza a fianco davanti a un pc che lavora.
Ah… orrido sessismo! Sconcia discriminazione, hanno tuonato le vestali del politically correct. Dove sono le pari opportunità? Una donna che abbraccia a casa il suo figlioletto proteggendolo dal Covid e un maschio alfa che porta a casa la pagnotta con lo smart working. Ma dove sono i costumi di degni di un Paese di diritti?”.
L’agenda progressista, ma che ci vuole lavoratori soli e infelici
La domanda però che pone la rivista Il Timone è più che lecita. “Quali donne? Tutte? Sicure-sicure che stiamo parlando proprio di tutte? No, ovviamente perché le donne “normali”, che magari dopo aver tenuto il bambino in braccio, sono anche andate in cucina a sfornare una torta – squallido retaggio sessista patriarcale – ieri erano affaccendate in tutt’altri pensieri. Ma il diktat rivoluzionario non ammette deroghe: la lotta di classe deve unire in un sol grido tutte, anche se tutte non lo sanno”.
Insomma, si tratta di una lotta che ideologizza una realtà naturale che esiste dall’alba dei tempi, il vero fine è quello di ammansire con immagine false e forzate le opinioni delle masse. Per fare i propri interessi, ovvero portare avanti un’agenda sociale che punta a rendere l’individuo sempre più solo, privo di legami e quindi maggiormente governabile, perché debole e isolato.
L’ideologia che annulla la realtà, ma che è destinata a scomparire
Altro che individualismo! Si tratta della vittoria della solitudine umana nell’era della tecnica che sradica ogni legame. Dettata da un’ideologia che ignora la realtà, e la sua bellezza, che però come tutte le altre ideologie nella storia è destinata a scomparire. E a restare nei libri di storia come una pagina infelice.
Non c’è nulla infatti contro la donna che lavora, figuriamoci. Piuttosto però si dovrebbe pensare ad offrire maggiori opportunità vere alle donne, invece che limitarsi a fingere interesse cambiando le immaginette sulle app degli smartphone. Immagine che ritraeva, tra l’altro, il gesto più bello che un genitore, e nello specifico una mamma, possa compiere in tutta la propria esistenza terrena: quello di amare e accudire il proprio figlio.
E nessuno potrà mai togliere questo privilegio donato dal Signore all’umanità. In nome di nessun’agenda progressista e individualista, che in realtà non ci vuole che più soli, manipolabili e sostanzialmente più infelici.
Giovanni Bernardi
fonte: timone.com
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