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L’Indescrivibile Valore della Confessione, che ci fa sperimentare l’infinita Misericordia di Dio.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica sottolinea che “Quelli che si accostano al sacramento della Penitenza ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a lui e insieme si riconciliano con la Chiesa, alla quale hanno inflitto una ferita col peccato e che coopera alla loro conversione con la carità, l’esempio e la preghiera”.

È chiamato sacramento della Confessione poiché l’accusa, la confessione dei peccati davanti al sacerdote è un elemento essenziale di questo sacramento. In un senso profondo esso è anche una «confessione», riconoscimento e lode della santità di Dio e della sua misericordia verso l’uomo peccatore.

È chiamato sacramento del Perdono poiché, attraverso l’assoluzione sacramentale del sacerdote, Dio accorda al penitente « il perdono e la pace ».

La Confessione impegnava Padre Pio per molte ore della sua giornata. Egli la esercitava con visione introspettiva e non lasciava al penitente adito ad ambiguità. Non era possibile mentire a chi vedeva nell’anima. Spesso, di fronte ai penitenti più emozionati, era lo stesso padre Pio che elencava i peccati commessi dal penitente.

Padre Pio invitava alla Confessione, chiedendo di farvi ricorso, al più tardi, una volta alla settimana. Egli diceva: “Una stanza, per quanto possa essere rimasta chiusa, necessita di una spolverata, almeno una volta alla settimana”.

In questo Padre Pio era molto esigente, egli esigeva una conversione vera e propria e non transigeva coloro i quali si recavano al confessionale per la sola curiosità di vedere il frate “Santo”.

Un giovane medico, agli inizi degli anni ’50, andò a confessarsi da Padre Pio. Fece l’accusa dei suoi peccati e rimase in silenzio. Padre Pio chiese se avesse altro da aggiungere ma il medico risposte negativamente. Allora Padre Pio disse al medico “Ricordati che nei giorni festivi non si può mancare neanche ad una sola Messa, perché è peccato mortale”. A quel punto il giovane ricordò di avere “saltato” un appuntamento domenicale con la Messa, qualche mese prima.

Anche il curato D’Ars dava alla confessione un valore straordinario, ecco le sue parole:

Figli miei, è difficile per noi capire quanta bontà Dio ha dimostrato nei nostri confronti istituendo quell’importantissimo Sacramento che è la Penitenza…
Se quei poveri dannati che sono all’Inferno da tanto tempo si sentissero dire: “Metteremo un prete all’entrata dell’inferno. Tutti coloro che vorranno confessarsi non dovranno fare altro che uscire”; figli miei, credete che ne resterebbe solo uno?
I più grandi peccatori non avrebbero paura di dire i loro peccati, nemmeno davanti al mondo intero!
Oh! in un batter d’occhio l’inferno si svuoterebbe e il cielo si popolerebbe!
Ebbene! noi abbiamo il tempo e i mezzi che quei poveri dannati non hanno.

Miei cari, quando abbiamo una macchia sull’anima, dobbiamo fare come chi possiede una bella sfera di cristallo di cui ha particolare cura: non appena si accorge che la sfera è coperta da un sottile strato di polvere, passa subito una spugna ed ecco che la sfera torna chiara e lucente.
E’ bello pensare che abbiamo a disposizione un Sacramento che guarisce le piaghe della nostra anima!
Tuttavia bisogna accostarvisi in una particolare condizione d’animo; altrimenti, nuove ferite si aggiungono alle vecchie!

Che cosa pensereste di un uomo coperto di ferite che si comportasse come segue?
Gli venne consigliato di andare all’ospedale per curare le sue ferite; egli vi si reca; qui il medico lo guarisce dandogli dei medicamenti.
Ma ecco che l’uomo prende il coltello e inferisce contro se stesso violenti colpi facendosi ancora più male di prima.
Ebbene! è quello che spesso fate quando, usciti dal Confessionale, ricadete negli stessi peccati.
Ci sono persone che profanano il Sacramento mancando di sincerità…
Sono coloro che hanno nascosto peccati mortali commessi dieci, vent’anni prima. Per questo sono tormentati in continuazione; il peccato sta loro dinanzi, ogni giorno; hanno sempre in mente di confessarlo, ma continuano a rimandare questo momento: è un vero e proprio inferno!

Figli miei, bisogna chiedere di pentirsi veramente!!
Dopo la confessione, è necessario piantare una spina nel proprio cuore e non perdere mai di vista i propri peccati.
Bisogna fare come l’Angelo ha fatto con san Francesco d’Assisi: gli ha piantato cinque dardi che sarebbero rimasti conficcati per sempre.
Quando avete fatto una buona confessione, avete messo in catene il Demonio.
I peccati che nascondiamo ritorneranno tutti a galla prima o poi.
Per cancellare efficacemente i propri peccati, bisogna confessarli completamente!

di S. Giovanni M. Vianney

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