Cos’è che appassiona i tantissimi sostenitori della Croazia, anche i più
distratti e poco amanti del calcio? Si tratta solo di sentita solidarietà sportiva per
un Paese mai giunto prima a questo traguardo o c’è qualcosa o Qualcuno che la fa sentire vicina alle persone?
La nazionale di calcio Croata è l’espressione di un popolo che ha tanto sofferto, e
la sua vittoria – perché comunque andrà a finire la Croazia è già la vincitrice
morale dei mondiali – è anche quella di una nazione soggetta a secoli di
dominazione e persecuzione religiosa, al regime comunista di Tito e, è storia recente, alla terribile guerra
in cui hanno perso la vita oltre 100.000 persone.
Simboleggia il riscatto del debole che viene sottovalutato ed invece è capace di compiere un’impresa titanica su cui ben pochi avrebbero scommesso.
E’ emozionante la testimonianza di Luca Modric, capitano della nazionale croata,
che da “Quasimodo” ovvero il gobbo di Notre Dame, soprannome che gli avevano
appiccicato per via della sua postura, è ora diventato l’idolo di una nazione.
Racconta che al fischio finale della partita contro l’Inghilterra che ha sancito la
loro ammissione alla finalissima, ha chiuso gli occhi e per un attimo, come in un
flashback, ha rivisto tutta la sua infanzia fatta di guerre, violenze e mancanza di
cibo, lui che da piccolo durante il periodo del conflitto, calciava continuamente il
pallone contro il muro, all’esterno dell’albergo che ospitava lui e la sua famiglia
come rifugiati, e sognava da sempre di scappare da tutto quell’orrore che lo
circondava e di giocare in grandi stadi.
Il suo più grande desiderio era diventare un calciatore e sembrava allora impossibile, gli altri non si capacitavano di come poteva pensare al calcio in un momento del genere. Ma lui nonostante tutto non ha mai smesso di desiderare di avere quel pallone tra i piedi che non lo faceva pensare al male intorno a lui. Finita la guerra, suo padre lo iscrisse in una scuola
calcio, nelle giovanili dell’ Hajduk Split dove fu rifiutato due volte.
Altra grande testimonianza è quella del CT, Zlatco Dalic, nominato in un primo
momento tecnico provvisorio e poi confermato come commissario tecnico alla
guida della nazionale croata dopo aver dato prova convincente delle sue doti
nelle due partite, prima con l’Ucraina e poi con la Grecia che sono valse alla
Croazia la qualifica ai mondiali.
Zlatko Dalic (il commissario tecnico) è cattolico praticante, nato a Livno, in Bosnia, il 26 ottobre 1966,
sotto il comunismo di Tito che proibiva di professare il proprio credo e tante
sono state le vittime innocenti della follia anticlericale del regime, ciò
nonostante, Dalic, a rischio della sua stessa vita, ha svolto il compito di
chierichetto nella chiesa vicino a casa, la più vicina al monastero francescano. Poi è scoppiata la guerra ed è stato
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