Accadde ben 12 anni fa e, da allora, troppe sono state le donne, le ragazze che hanno fatto la sua stessa fine, per gli stessi futili motivi.
Era stata messa da una persona di cui non si conosce l’identità, ma che, probabilmente, comprendeva la voglia di libertà, sana e lecita, di Hina Saleem, nel voler essere una persona che potesse fare le sue scelte.
Ora, il fratello Suleman, spiega le sue ragioni: “Non andava bene, non era una fotografia rispettosa, noi non potevamo permetterci una lapide: a casa siamo in quindici, tra parenti e bambini, e lavoriamo solo io, che faccio il corriere, e mia madre”.
Intanto, promette: “Sceglierò un’immagine più adeguata e decorosa per ricordare mia sorella, una in cui appare più coperta … Vede, è un po’ come quando vuoi andate in chiesa, mica lo fate in ciabatte e pantaloncini. Ci sono entrato anch’io in una chiesa, sa? Facevo il grest, da ragazzino. E ricordo bene che il parroco ci diceva di coprirci. Il principio è lo stesso: il ritratto di Hina che c’era sulla sua tomba non era rispettoso”.
Antonella Sanicanti
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