Nell’Istituto di Medicina rigenerativa di Maastricht hanno creato un embrione artificiale!

Nell’Istituto di Medicina rigenerativa dell’Università di Maastricht, hanno creato un embrione artificiale!
Laboratorio

Nell’Istituto di Medicina rigenerativa dell’Università di Maastricht, hanno creato un embrione artificiale!
Bisogna sempre aggiornarsi sul progresso scientifico, che, spesso e volentieri, sfida le leggi e le regole del cristiano, il quale non ammette assolutamente che qualcuno “giochi” con gli embrioni, ritenuti vite in divenire (come in realtà sono).

Per ora, gli studi parlano di un embrione artificiale di topo, creato a partire da cellule staminali, ma l’obiettivo ultimo degli scienziati è quello di riuscire generare, un giorno non tanto lontano, un essere umano artificiale.
Un embrione artificiale è generato -precisiamolo- non dall’unione dell’ovulo con lo spermatozoo, ma da cellule staminali, prelevate dalla placenta della specie in questione.

Poi, in provetta, le cellule continuano il loro sviluppo, assumendo la forma di un embrione, nella fase iniziale dello sviluppo (blastocisti). Nel caso del topo su citato, è stato chiamato blastoide, perché creato in laboratorio, appunto.
Ora, gli scienziati, come ci si poteva aspettare, vedono questo esperimento come un traguardo raggiunto, che porta in se un potenziale enorme, per la ricerca.

Il genetista Giuseppe Novelli, Rettore dell’Università di Roma Tor Vergata dichiara: “L’esperimento conferma la natura totipotente della cellule staminali embrionali e, per la prima volta, studia da vicino un organo straordinariamente importante della riproduzione, ossia la placenta”.
“Straordinario, attivo da 300 milioni di anni e che permette il dialogo tra madre e feto, composto da cellule specializzate nel fare proprio questo e delle quali sapevamo poco o niente”. Questo studio “serve a capire come le cellule, in questa fase dello sviluppo, dialogano tra loro. Capire questo è importante, perché permette di comprendere i meccanismi dell’infertilità, che nasce da un difetto nell’impianto dell’embrione”.

Pare che il “dialogo” agognato, tra madre ed embrione, non potrà, però, mai essere del tutto completo, mancherà sempre di qualche passaggio, proprio perché generato in laboratorio e non in maniera naturale.
Intanto, nel tentativo di comprenderlo appieno si sacrificano cellule, che sappiamo essere preziose per la nascita di un organismo e che non si dovrebbero assolutamente sprecare.

Il Presidente onorario del Comitato Nazionale di Bioetica (Cnb), Francesco D’Agostino, pur ammettendo la validità della ricerca, come necessaria prevalenza della conoscenza sull’ignoranza, avvisa: “Premesso che si tratta ancora di uno studio sui topi, mi chiedo se abbia senso creare un uomo artificiale. Il rischio, invece, è che possa alla fine rivelarsi un essere umano di laboratorio, pensato come sottoposto o schiavo o prodotto, ad esempio, al fine di fornire organi da trapiantare. Il che sarebbe inaccettabile”.
E noi siamo d’accordo con questo pensiero.

Antonella Sanicanti

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