E’ lo scandalo del nostro tempo, quello di chiamare le cose con il proprio nome e di faticare per affermare qualcosa che dovrebbe essere, a ragion di logica, compreso da chiunque: l’aborto è la soppressione di una vita!
I promotori di quel pensiero si ostinano a ribadire che, fino al terzo mese, il feto è solo un grumo di cellule e non un bambino in evoluzione, come anche la scienza, la medicina, addirittura tanti studiosi atei affermano da sempre.
Come potrà la legge sull’aborto tutelare la salute psicofisica di quelle mancate madri?
Persino Christopher Hitchen, il giornalista/sagista notoriamente dissacratorio e anticlericale, ha detto: “Chiunque abbia visto un ecografia o abbia speso un’ora su un manuale di embriologia sa che le emozioni non sono il fattore decisivo. Al fine di terminare una gravidanza, devi ridurre al silenzio un cuore che batte, spegnere un cervello che cresce e, al di là del metodo, rompere delle ossa e distruggere degli organi (…) I passi in avanti della scienza, della medicina, dell’embriologia hanno evidenziato che un feto acquisisce caratteristiche umane prima di quanto eravamo abituati a pensare”.
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