Green pass obbligatorio per i poveri che vanno alla mensa per mangiare

In queste ore si sta discutendo dopo che ha fatto il giro della rete una notizia che ha lasciato grande sconcerto. Per cui si è alimentato il dibattito, sulla correttezza o meno di questa decisione. 

Per i più poveri, infatti, assolvere ai doveri, spesso assurdi, richiesti dal governo in questo tempo di pandemia non è affatto facile. Emarginarli non significa perciò guardare davvero alla loro sofferenza.

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Pare infatti che per accedere alle mense e alle strutture caritatevoli di molte associazioni umanitarie, anche cattoliche, compresi ad esempio i centri della Caritas o le strutture della Comunità di Sant’Egidio, i poveri debbano munirsi di Green pass rafforzato. Non tutte hanno infatti scelto questa politica di accoglienza, ma alcune sì. D’altronde la notizia era già emersa negli scorsi mesi, quando al termine del lockdown i giornali hanno annunciato che le strutture caritative per gli ingenti potevano finalmente riaprire, ma solo a una condizione: chiedere a chiunque vi si recava il green pass.

Il dibattito che sta montando in rete

Alcuni provano a sostenere la bontà di questa decisione, mentre invece altri la trovano del tutto irragionevole, e soprattutto senza vera misericordia nei confronti di coloro che sono serviti. I primi, affermando che in questo modo si previene il rischio di sviluppare focolai all’interno di queste strutture, che potrebbero portare a conseguenze gravi. I secondi, sostenendo invece che in questo modo non si fa altro che chiudere gli occhi davanti alle realtà di coloro che vivono in strada, in situazione di povertà, invece che tendere davvero loro la mano.

Il tema riguarda anche il modo stesso in cui ci si avvicina a una relazione umana autentica con chi vive nella sofferenza, nella povertà e nella privazione. Il Vangelo ci chiede infatti di incontrare i poveri, ogni povero, o meglio di farci poveri noi stessi, perché dei poveri è il regno dei cieli. Tuttavia, è noto che spesso la solidarietà stessa rischia di diventare un’ideologia, e la persona in stato di povertà oggetto di una vera e propria idolatria che, al contrario, cela interessi personali e bieco opportunismo.

O ancora peggio, secondi fini che non hanno a che fare con il Vangelo, ma molto più, ad esempio, con la politica. Come sostanzialmente si parla di politica quando si affronta il tema Green pass, la certificazione che permette di accedere a determinati luoghi, compreso il posto di lavoro, ma che molti scettici sottolineano non avere una vera e propria origine medica, come dimostra il fatto che molti Paesi hanno già abolito questo fantomatico certificato.

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In Italia, invece, ancora continua ad essere richiesto in luoghi a cui si dovrebbe invece accedere per diritto costituzionalmente garantito. Come il posto di lavoro, ma ance una mensa per i poveri, in cui ci si reca per ottenere un pasto caldo di fronte al fatto che, a causa del proprio stato di indigenza, non lo si possiede. Quindi la domanda: è lecito chiedere questo tipo di documentazione a un povero che si reca in una mensa per chiedere da mangiare?

Cosa significa guardare davvero in faccia i bisognosi?

Molti delle persone povere, che vivono in strada tutta la giornata, e non hanno accesso a giornali o televisioni, e che talvolta non si trovano nemmeno nella condizione di poter comprendere il messaggio delle stesse (per ragioni linguistiche, o magari anche legate alla propria salute mentale, spesso in condizioni problematiche dopo anni vissuti sul marciapiede nelle condizioni più dolorose), non sanno nemmeno cosa sia un “green pass”. Per avere un pasto con cui sfamarsi, però, devono addirittura presentarlo, in maniera corretta, con tutta la certificazione burocraticamente a posto.

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Forse non è proprio questo un segnale di misericordia e di amore verso coloro che soffrono, guardando in faccia la loro condizione, la loro realtà e verità. Escludere qualcuno dalla mensa per poveri, perché non possiede il green pass, è forse l’ultimo gradino di una civiltà che, purtroppo, giorno dopo giorno pare stia perdendo il lume della ragione, e della coscienza. Oltre che della vera carità.

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