Un atto grave e violento che scuote le coscienze e ci pone di fronte a una questione assai seria: è ancora possibile manifestare il proprio pensiero e difendere i propri principi nel nostro Paese?
Pro Vita & Famiglia denuncia l’ennesima aggressione, rivendicata da gruppi femministi radicali, che hanno preso piede anche in ambito universitario.
Blitz femminista
È successo durante il weekend, per due notti di seguito. L’ingresso della sede nazionale di Pro Vita & Famiglia è stato preso d’assalto con scritte offensive impresse con lo spray sulle tre saracinesche e sui muri intorno. Tra le frasi: “Aborto libero” e “Fan..lo Stato e patriarcato”.
Nulla di nuovo sotto il sole. Non è la prima volta che l’associazione guidata a Toni Brandi e Jacopo Coghe viene presa di mira da gruppi estremisti di ispirazione femminista o lgbt. Stavolta, però, l’aggressione è stata “rivendicata” sui social network dal collettivo studentesco “La Lupa – Scuole in Lotta”, ricevendo l’appoggio dalle femministe di “Non una di meno”.
Manifesti discriminatori?
I due incresciosi episodi sono avvenuti nella notte tra sabato 5 e domenica 6 marzo e nella notte successiva. Significativa è la coincidenza con la campagna di sensibilizzazione, lanciata da Pro Vita & Famiglia a ridosso della Festa della Donna: i manifesti diffusi nelle principali città d’Italia, recano l’immagine di un feto e lo slogan: “Potere alle donne? Facciamole nascere!”.
Un messaggio anti-abortista che, evidentemente, ha ‘infastidito’ la coscienza di qualcuno. Al punto che, alcuni manifesti affissi a Roma, sono stati strappati e anch’essi imbrattati.
Contemporaneamente, sono arrivate le dichiarazioni dell’assessore alle Attività Produttive e alle Pari Opportunità di Roma Capitale, Monica Lucarelli, che annunciato l’intenzione di rimuovere tutti i manifesti di Pro Vita & Famiglia, affissi in occasione dell’8 Marzo.
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La decisione sarebbe stata presa in forza dell’articolo 12-bis del regolamento comunale vieta qualunque esposizione pubblicitaria che “contenga stereotipi e disparità di genere, veicoli messaggi sessisti, violenti o rappresenti la mercificazione del corpo femminile e il cui contenuto sia lesivo del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici”.
Un’accusa che, però, Pro Vita & Famiglia respinge in toto: “I nostri manifesti non contenevano il minimo messaggio offensivo o discriminatorio”, ha dichiarato il presidente Toni Brandi, che anche accusato la giunta comunale capitolina, di aver fomentato “un clima di odio politico contro la nostra associazione”, proprio per l’intenzione di rimuovere i manifesti.
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A confronto con il Comune di Roma
Brandi ha quindi chiesto che “l’Assessore Lucarelli e la Giunta Gualtieri si dissocino” dall’aggressione delle femministe ed “esprimano solidarietà” nei confronti di Pro Vita & Famiglia.
Anche il vicepresidente della onlus, Jacopo Coghe, rivolto all’amministrazione capitolina, ha difeso l’operato di Pro Vita & Famiglia, respingendo le accuse di diffondere contenuti violenti o sessisti: “Cosa c’è di offensivo nel chiedere che al mondo nascano più donne? A Roma è vietato ogni discorso anche solo indirettamente collegato all’aborto?”.
Nel caso in cui, il Comune di Roma decidesse di formalizzare l’ordinanza di rimozione dei manifesti, Pro Vita & Famiglia è pronta a dare battaglia legale, impugnando il provvedimento in tutte le sedi idonee.
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