Donne mascherate gettano feci a sfregio della vita. È vergognoso

È accaduto a Caravaggio (BG), all’uscita della parrocchia, tutto era ben allestito per la 43° Giornata per la Vita. Poi l’assalto.

Doveva essere un momento di festa e di solidarietà, eppure a qualcuno proprio non è andata giù. 

L’assalto vergognoso

Il banchetto di Pro Vita & Famiglia era predisposto ad accogliere i fedeli all’uscita della Messa, con riviste, volantini e altri gadget. A un certo momento, tre ragazze si sono avvicinate, fingendo interesse per l’iniziativa, salvo poi improvvisamente gettare del letame sul banchetto e sulle riviste. Le tre malintenzionate, forse appartenenti a qualche gruppo femminista “intransigente” particolarmente attivo nella Bergamasca, si sono poi immediatamente dileguate. Complici anche le mascherine anti-Covid non è stato possibile identificarle.

Brandi: “Un avvertimento mafioso”

Chiediamo ai buonissimi e angelici progressisti, come la Cirinnà, Boldrini, Zan & compagni, se è normale imbrattare con sterco il banchetto di Pro Vita & Famiglia che sostiene il diritto universale alla Vita di ogni bambino, durante la giornata nazionale per la Vita, tra l’altro allestito con un’immagine dolcissima di un neonato”, ha dichiarato Toni Brandi, presidente di Pro Vita e Famiglia onlus, commentando lo spiacevole episodio. Condannerete questa vergognosa azione? Questa non è solo inciviltà. È molto di più. È un avvertimento mafioso che nega non solo la democrazia, la libertà di pensiero e di opinione ma proprio il diritto a esistere”, ha aggiunto Brandi.

Non perderemo né il coraggio di denunciare tali oscenità, né quello di ribadire che sopprimere un bambino nel grembo della mamma è uccidere una persona umana”, ha detto da parte sua Jacopo Coghe, vicepresidente diPro Vita e Famiglia. Se fosse accaduto a parti inverse, tra l’altro, lo avreste saputo tutti, grazie ai telegiornali e ai media asserviti al pensiero unico. Invece noi ci troviamo da soli a fronteggiare ogni giorno imbrattamenti sui nostri manifesti, insulti, attacchi ai nostri camion vela e ogni genere di aggressioni. Non facciamo parte di nessuna lobby forte, perciò la ‘prolifefobia’ non ha l’appeal mediatico dell’omotransfobia. Ma noi non molleremo”, ha quindi concluso Coghe.

Una volontaria: “Quelle ragazze hanno evitato il confronto”

Alle ragazze, che questa mattina hanno pensato di dimostrare in questo modo il loro dissenso alla bancarella prolife in piazza della Chiesa, vorrei dire che io andrò avanti a sostenere ciò in cui credo, senza mancare di rispetto a nessuno, così come continuerò a sostenere in tutti i modi la possibilità per chiunque di esprimere le proprie idee”, ha scritto una volontaria di Pro Vita & Famiglia, Daniela Tovo, sulla sua pagina Facebook.

Vi avrebbe fatto molto più onore accostarvi al tavolo e parlare con noi, esprimere il vostro pensiero e la vostra contrarietà al contenuto della nostra proposta. Sarebbe stato magari anche un bel confronto. Purtroppo – prosegue il post – quando si usano il disprezzo e la prevaricazione, significa che non si hanno reali argomentazioni per sostenere un dibattito. In fondo, forse, non è neanche tutta colpa vostra. Crescete in una società dove, da qualsiasi parte vi propinano il pensiero unico dal quale è vietato divergere, pena l’essere tacciati di essere bigotti, medievali, complottisti, fascisti, omofobi e via con tutto il ritornello”.

Ci vuole coraggio, tanto coraggio, per poter affrontare tutto questo. Ci vuole la capacità di dibattere, che forse nessuno vi ha mai insegnato, perché il dibattito prevede un contraddittorio, che oggigiorno pochi sono disposti ad accettare. Ma voi siete le donne di domani, le madri di domani. Avete il diritto e il dovere di essere meglio di così. Per voi stesse prima che per chiunque altro. Ve lo dico da donna e da madre (che oggi ha il cuore spezzato più per voi che per il gesto che avete compiuto)”, conclude la signora Tovo.

Gandolfini: “Roba da Corea del Nord”

All’inciviltà stessa dell’atto, alla vile aggressione tipica dello squadrismo, si aggiunge la preoccupante presa d’atto che nel nostro Paese è sotto attacco il fondamento stesso di ogni società democratica: la libertà di pensiero e di opinione”, ha commentato il leader del Family Day, Massimo Gandolfini. “L’agibilità politico-culturale di chi sostiene la vita e la famiglia è seriamente minacciata da un ampio fronte di forze e movimenti che vogliono imprimere un pensiero unico sia con la violenza fisica sia tramite normative liberticide degne della Corea del Nord”, ha aggiunto Gandolfini, con riferimento al ddl Zan. “Nell’esprimere piena solidarietà agli Amici di Pro Vita & Famiglia – conclude il leader del Family Day – confermiamo la nostra volontà di lavorare insieme, con coraggio e determinazione, perché si attuino politiche che aiutino le donne a scegliere la vita del loro bimbo”.

Bergamo e Provincia, negli ultimi anni sono diventati terreno ostile per i pro life e pro family. Complice anche un’amministrazione comunale particolarmente faziosa, tutte le iniziative a sostegno delle famiglie e della maternità, sono sempre state regolarmente bocciate. Tutt’altra sorte hanno avuto i sostegni avanzati in Comune a Bergamo Pride e la propaganda lgbt nelle scuole. Le femministe di “Non una di meno” hanno avuto gioco facile nel convincere il sindaco Giorio Gori a rimuovere i cartelli di Pro Vita & Famiglia che mostravano gli effetti nefasti della pillola Ru486. La onlus pro life, però non si lascia scoraggiare e, questa settimana, è nuovamente nella bassa bergamasca con una “vela”, per una nuova campagna contro l’aborto. Lo slogan? “Il corpo di mio figlio non è il mio corpo. Sopprimerlo non è la mia scelta. #Stopaborto”. Vediamo se, anche stavolta, le femministe di turno si sentiranno ferite nell’orgoglio…

Luca Marcolivio

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