Giuda Iscariota è noto a tutti come colui che ha tradito Gesù. Nessuno ha mai spiegato il suo “movente”, se non altro perché i Vangeli non ne parlano compiutamente.
Si accenna ad una questione di interessi, ad affari che Giuda Iscariota avrebbe concluso con quei trenta denari, ottenuti in cambio della sua “denuncia” contro Gesù, il nazareno.
“Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: “Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?”. E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo” (Mt 26,14-16).
Questo, però, sembra non bastare a farci comprendere come un uomo così vicino al Maestro abbia potuto pensare di tradirlo.
Eppure, proprio come gli altri 11 Apostoli, aveva avuto modo di ascoltare le parole del Dio fattosi uomo, le sue parabole, i suoi tanti insegnamenti. Aveva visto Gesù operare miracoli, convertire le folle, risuscitare Lazzaro.
Ma la sua tentazione è stata più forte di tutto il resto. La sua avidità prevalse su tutto o forse prevalse la delusione. Gesù, ai suoi occhi, poteva sembrare un debole, un leader che non si opponeva con la forza o con le armi a chi osava contrastarlo.
Diceva solo: “Il Figlio dell’uomo è tradito! Meglio sarebbe per quell’uomo se non fosse mai nato” (Mt 26,24). Il Vangelo sottolinea, tuttavia: “Il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo” (Gv 13,2).
E, da quel momento, il tradimento fu una sua scelta. Giuda Iscariota era libero, come ognuno di noi, di scegliere il Bene o il male, e scelse di tradire Gesù.
Se la letteratura e l’arte hanno fatto di Giuda Iscariota l’analogia del tradimento, per mezzo del suo bacio dato a Cristo, non dimentichiamo che quell’Apostolo non fu l’unico a tradire. Persino Pietro, oggi il capo della Chiesa, rinnegò il Maestro. Giuda Iscariota, però, pur essendosi pentito di quel gesto, pur avendo restituito il denaro dell’inganno, cedette alla disperazione. “Allora Giuda (…) preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: “Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente”.” (Mt 26,3-4).
Dispera del perdono e della Misericordia di Cristo e oltraggia la vita -dono di Dio, uccidendosi. “Gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi“ (Mt 2&,5). E anche quella sua seconda decisiva scelta non fu per il Bene e ridusse la speranza del perdono (della seconda chance, diremmo oggi) a nulla!
Antonella Sanicanti
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