Nel Gennaio del 1998, Papa Giovanni Paolo II aveva in programma di andare a Cuba, nel luogo in cui Fidel Castro regnava indisturbato.
Nonostante il suo disinteresse conclamato per la cristianità, il leader era affascinato dalla figura del Pontefice e, nei racconti di Joaquín Navarro-Valls (il portavoce di Giovanni Paolo II), si legge di una serie di trattative, per giungere ad un accordo sull’incontro.
“Tre mesi prima che avvenisse, nell’ottobre di quell’anno, arrivai all’Avana e incontrai Fidel. Fu un incontro lungo, durato sei ore e concluso quasi alle tre del mattino. Castro era molto incuriosito, voleva sapere tutto su Giovanni Paolo II, che famiglia aveva avuto, come era vissuto.
Voleva sapere di più sull’uomo Wojtyla e lasciava trasparire la sua ammirazione per lui. Si percepiva che voleva andare più a fondo. Gli dissi: Signor presidente, la invidio. “Perché?”. Perché il Papa prega per lei ogni giorno, prega affinché un uomo della sua formazione possa ritrovare la via del Signore. Il Presidente cubano per una volta rimase in silenzio”.
Ma il meglio si ebbe quando: “Gli spiegai che, essendo stata ormai fissata la data della visita, il 21 gennaio 1998, era interessante che questa risultasse un grande successo. Cuba deve sorprendere il mondo, gli dissi. Fidel si dichiarò d’accordo. Allora io aggiunsi qualcosa, a proposito delle sorprese che il Papa si aspettava. Chiesi a Castro che il Natale, ormai alle porte, fosse celebrato a Cuba, come una festività ufficiale, per la prima volta dall’inizio della rivoluzione”.
In un primo momento, il leader sembrava poco propenso e cercò di rimandare il tutto ad un altro momento storico, ma Navarro aggiunse: “Ma il Santo Padre vorrebbe poterla ringraziare pubblicamente per questo gesto, già al suo arrivo all’aeroporto dell’Avana!”.
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Antonella Sanicanti
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