Come Papa Giovanni Paolo II ha trasformato la nostra storia di fede? Ne troviamo traccia nei tanti scritti che ci ha lasciato.
Il Santo Padre, Papa Giovanni Paolo II, ha parlato al cuore di tutti: dei bambini, come degli anziani; della gente comune, come dei potenti della Terra, fino a raggiungere i posti più remoti e dimenticati del pianeta. Le sue parole, ancora oggi e speriamo per i secoli a venire, fanno eco, rimbalzando tra i popoli di ogni razza, per illuminare i pensieri ancora bui della nostra storia umana.
Il Giubileo indetto dal Santo Papa Giovanni Paolo II, nell’anno 1983/84, ricordava a tutti noi il 1950º anniversario della Redenzione e ribadiva che la Chiesa, e con essa noi tutti, avrebbe dovuto aprire le porte del cuore alla fede autentica, quella che si ottiene solo con la conoscenza diretta di Gesù Cristo e del suo messaggio di salvezza, di resurrezione e speranza; quella che si ottiene riscoprendo e valorizzando i Sacramenti che riportano alla grazia.
“È esigenza dello stesso mistero della redenzione che il ministero della riconciliazione, affidato da Dio ai pastori della Chiesa (cf. 2Cor 5,18), trovi la sua connaturale attuazione nel Sacramento della penitenza.
Ne sono responsabili i Vescovi, che sono nella Chiesa gli economi della grazia (cf. 1Pt 4,10) derivante dal sacerdozio di Cristo, partecipato ai suoi ministri, anche in quanto moderatori della disciplina penitenziale; ne sono responsabili i sacerdoti, i quali possono unirsi all’intenzione e alla carità di Cristo, in particolare amministrando il Sacramento della penitenza (cf. Lumen Gentium, 26; Presbyterorum Ordinis, 13). Con queste considerazioni, mi sento vicino e unito alle preoccupazioni pastorali di tutti i miei fratelli nell’episcopato“.
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Antonella Sanicanti
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