Nel Vangelo di Luca, Gesù afferma: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!
In questo passo è molto difficile distinguere il messaggio di amore e di pace che solitamente contraddistingue i discorsi di Gesù, ma solo ad un primo superficiale ascolto.
In effetti, il passo di Luca è chiaramente intriso di amore, quello genuino del Padre celeste, che vuole attrarre a se i suoi figli, con determinazione e, soprattutto, per sempre.
Nella Sacra Scrittura il fuoco ha molti significati; può essere un castigo, come un mezzo di purificazione; può servire a battezzare (“Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”, dice San Giovanni Battista, nel Vangelo di Luca) o a dare la forza necessaria per testimoniare la fede, come a Pentecoste accadde per gli Apostoli riuniti nel cenacolo.
Qual è dunque la divisione prodotta dal fuoco di cui Gesù esprime la massima forza in questo versetto di Luca?
Si tratta del coraggio di accogliere il messaggio di salvezza e di non rinunciarvi, nonostante il mondo ci indichi altre vie più comode.
Ecco la divisione lecita per il Signore; ecco la “non pace” da lui auspicata, quella che mette subbuglio nei nostri cuori, quando sentiamo di non essere in linea con il suo progetto di salvezza per l’umanità.
Ancora l’evangelista Luca aveva fatto dire a Simeone, che ebbe la possibilità di contemplare il volto di Cristo: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”.
Lo scontro, allora, che Cristo ci chiede di avere con gli altri deve essere il segno del distacco da questo mondo, dalle sue tentazione e comodità, perché sia chiaro a tutti di che pasta può essere fatto un cristiano autentico.
Noi cerchiamo la santità e null’altro, semplicemente questo. Per farlo, dobbiamo sfidare il mondo conosciuto, come hanno fatto i Profeti prima di noi e tanti Santi, oltre a molti Martiri che, per Dio, hanno perduto la vita, addirittura.
Nel Giugno del 1964, Papa Paolo VI disse: “La vita cristiana è come un sole che risplende sull’insieme dei nostri giorni. Figlioli miei, se questo sole finisce per spegnersi, che cosa si perderebbe? Alcuni dicono, niente. E invece si perderebbe proprio il senso della vita. Perché lavorare, perché amare gli altri, perché essere buoni, essere onesti, perché soffrire, perché vivere, perché morire, se non c’è una speranza al disopra di questa terra? È la vita cristiana a dare il senso, il valore, la dignità, la libertà, la gioia, l’amore al nostro passaggio sulla terra. Per questo l’invito paterno vuol essere possente come un grido, che dovrebbe rimanere a ricordo del nostro incontro: siate cristiani, siate cristiani!”.
Papa Leone XIV festeggia un anniversario importante: ricorre il 43° anno di sacerdozio, il primo…
Quest'anno ancora più sentitamente preghiamo la Novena alla Madonna di Medjugorje, in risposta all'invito della…
Fondatrice delle Suore dell'Ordine dei Servi di Maria, santa Giuliana Falconieri ebbe un grande segno…
Meditiamo il Vangelo del 19 giugno 2025, iniziando la giornata con una profonda riflessione sulla…
Giovedì giorno della devozione al Santissimo Sacramento. Ecco la preghiera del mattino da recitare oggi…
Novena per la solennità del Sacro Cuore di Gesù che cade il venerdì successivo alla…