Morte George Floyd: “il punto di non ritorno”. Parla Micheal Jordan

Tramite il marchio che porta il suo nome, la storica leggenda dell’Nba americano, Micheal Jordan, ha deciso di donare cento milioni di dollari a favore della lotta al razzismo.

L’ex campione Micheal Jordan attraverso il marchio che porta il suo nome ha deciso di sposare la causa delle proteste contro il razzismo negli Stati Uniti, scaturite dall’uccisione dell’afroamericano George Floyd

La somma dovrà essere destinata nell’arco di un tempo di dieci anni, a favore di varie organizzazioni degli Stati Uniti “che si battono per il raggiungimento dell’eguaglianza razziale, della giustizia sociale e per un accesso più ampio all’educazione”. Lo scrive il comunicato del marchio legato alla stella dei Chicago Bulls. 

Il comunicato del marchio di Micheal Jordan

La decisione netta perciò si inserisce nel contesto delle proteste che in questi giorni infiammano gli Stati Uniti, in seguito all’uccisione dell’afroamericano George Floyd a Minneapolis. “Black Lives Matter non è un’affermazione controversa: il razzismo non può essere tollerato“, dice la società di Jordan, che esprime quindi direttamente la posizione del campione americano.

“Finché il razzismo che si annida nelle istituzioni di questo Paese — impedendo il loro corretto funzionamento — non sarà estirpato continueremo a impegnarci per proteggere e migliorare le condizioni di vita della gente di colore”, prosegue il comunicato, siglando un’unione inedita tra Micheal Jordan e la comunità afroamericana.

Michael Jordan #23 of the Chicago Bulls displays emotion against the Seattle SuperSonics in Game Five of the 1996 NBA Finals at Key Arena on June 14, 1996 in Seattle, Washington. Copyright 1996 NBAE (Photo by Andrew D. Bernstein/NBAE via Getty Images)

La volontà di fare sentire la propria voce tra le proteste

Il comunicato esordisce con l’affermazione che “Jordan Brand siamo noi, la comunità di colore più di un singolo uomo: una famiglia”. E continua spiegando che la cifra messa a disposizione della causa anti-razzista per i prossimi dieci anni ha l’obiettivo di “garantire un maggiore accesso all’educazione e dare opportunità alle prossime generazioni”.

Allo stesso tempo, l’intento è anche quello di “assumere un ruolo più attivo nel lavorare al fianco di quelle organizzazioni che cercano un vero cambiamento all’interno della polizia e dei governi locali”.  “In certi circoli sociali il razzismo è ritenuto in qualche maniera accettabile”, sono le parole pronunciate da Michael Jordan in un’intervista rilasciata al Charlotte Observer.

Una foto dei protestanti con in mano dei cartelli che ritraggono l’afroamericano George Floyd

Micheal Jordan: il razzismo non può essere tollerato

“Dobbiamo far capire a tutti, fin dalla più giovane età, che non può invece essere tollerato e l’educazione è al cuore di questo processo“, prosegue. “Così mi hanno insegnato, da sempre, i miei genitori: l’istruzione è il miglior modo per stabilire un ponte con gli altri”.

Con la sua “discesa in campo” all’interno del dibattito, MJ, la storica maglio n. 23 dei Bulls, ha voluto mostrare tutta la sua disapprovazione e il suo disagio per quanto sta succedendo nel Paese. “Non possiamo più accettare tutto questo, la morte di George Floyd è il punto di non ritorno. Dobbiamo prendere una posizione forte, dobbiamo migliorare come società quando si tratta di questione razziali”.

La superstar dell’Nba Micheal Jordan durante una sua partita con la maglia dei Chicago Bulls – sourceweb

E il suo gesto, spiega, va al di là della donazione prettamente economica. Che è “è un primo passo importante, vuol far vedere lo sforzo e l’impegno da parte nostra”. “Non si tratta soltanto di donare dei soldi, ma di stimolarci a guardarci dentro e fronteggiare i nostri demoni. Non sto soltanto staccando un assegno: sto sfidando ogni persona a provocare del cambiamento in positivo in ogni ambito possibile”

Giovanni Bernardi

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