La cultura gender trasforma un bambino in una Drag Queen!

Si può parlare di cultura gender a scuola?

Ecco il suo effetto su un bambino di 11 anni!

gender - Desmond Napoles
foro web source

Se pensiamo ancora che introdurre i discorsi sulla cultura gender o sulla sessualità esplicita, negli ambienti frequentati dai più piccoli, non contribuisca a creare confusione e incertezze, dovremmo dare un’occhiata ai dati che parlano dell’aumento dei bambini, che chiedono di cambiare sesso in tenera età o di quelli che si dichiarano, addirittura, drag queen!

Cultura gender: il caso di Desmond Napoles

E fa molto discutere, attualmente, il caso di Desmond Napoles, un bambino di soli 11 anni, che si mostra come il primo “drag-kid”.
Il piccolo, già dichiaratosi gay, ha una pagina su Instagram, con tantissimi followers, chiamata Desmond is Amazing; è in quello spazio web che Desmond dice di aver creato un ambiente per bambini “come lui”, la Haus of Amazing.

Ma non vi sembra spaventosamente preoccupante che un bambino si esprima in questo modo?
La nostra preoccupazione non è che si dichiari omosessuale, ma che si renda oggetto sessuale, preda di adulti senza scrupoli, che lo vedono in Tv, sui giornali, sulle passerelle o, peggio ancora, in web e in diverse pose.

Sulla pagina Facebook del dottor Emiliano Lambiase, psicologo e psicoterapeuta, saggista e coordinatore dell’Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale di Roma, si legge la seguente riflessione: “Avrei voluto soffermarmi un po’ sulla “regola morale” contemporanea, la quale afferma che X=X+1, per cui non esiste più uno zero, un punto di riferimento dal quale calcolare la distanza, e ogni comportamento è diventato uguale all’altro e quindi tutto è lecito”.

Infatti, c’è una certa cultura che vorrebbe far passare per etico qualsiasi comportamento umano, qualsiasi scelta o, almeno, quelle relative alle propensioni sessuali (anche di stampo pedofilo).
Anche quando le immagine di minori vengono usate solo a scopo pubblicitario, non si fa altro che accrescere le fila di coloro che pensano di poter guardare i bambini, come se fossero adulti disponibili al sesso.

I bambini ci osservano, assorbono tutto ciò che diciamo o mostriamo loro; non essendo adulti, non riescono a scindere la naturalità delle cose dalla loro artificialità. E’ dunque giusto dare loro spunti che preludono atteggiamenti pericolosi?
Sin dai primi studi sull’età evolutiva (come Piaget insegna), si è appurato che i bambini vivono diverse tappe, prima di arrivare ad essere mentalmente adulti, perciò non si può pensare di parlare loro come si farebbe tra gente consapevole di ogni cosa (o ritenuta tale).

I bambini non sono adulti in miniatura e chi vuole rispettarne la loro innocenza dovrebbe saperlo.
Purtroppo, anche l’eccessiva pubblicazione delle loro foto sui Social, ne favorisce l’oggettivazione e li rende un’appetibile preda sessuale.
Si chiama sessualizzazione dell’infanzia ed è un terreno molto pericoloso, che incentiva la pedofilia e altre schiere similari.
Ma i genitori di questi minori dove sono?

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Antonella Sanicanti

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