Il feto di Nilsonn: la foto iconica che attraversa i secoli

Il feto di Nilsonn fu la prima foto di un bimbo nel grembo materno a diventare “virale”. L’eccezionalità di quello scatto la rese la foto del secolo.

Riproposta in una mostra di Parigi qualche giorno fa, la foto non ha forse lo stesso impatto di un tempo. Oggi non sarebbe più una foto iconica?

Il successo dello scatto uterino di Nilsonn

Il 30 aprile del 1965 la famosa rivista ‘Life’ esce in edicola con in copertina la foto di un feto di 18 settimane. Era la prima volta che le persone riuscivano a vedere l’invisibile, osservare la foto di un bambino prima che venisse al mondo. A scattarla attraverso un endoscopio dotato di flash è stato il fotografo svedese Linnart Nilson. La rivista vendette 8 milioni di copie nei primi quattro giorni, diventando il numero più venduto della storia.

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La perfezione di quel fotogramma, i colori vividi di quella immagine che mostra un bimbo ancora all’interno del grembo della madre con il cordone ombelicale legato alla placenta e le mani perfettamente formate strette al petto ha fatto emozionare tutti. La foto è stata talmente ammirata che qualcuno l’ha ritenuta senza dubbio la foto più iconica del XX secolo. D’altronde il feto di Nilsonn era un soggetto che univa tutti, poiché quella foto mostrava una parte del viaggio che chiunque ha compiuto prima di nascere.

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Oggi sarebbe ancora un’immagine iconica?

Se la foto fosse stata scattata al giorno d’oggi probabilmente l’impatto sarebbe stato minore. Semplicemente per il fatto che con la tecnologia odierna chiunque ha la possibilità di vedere il figlio all’interno dell’utero materno. Il minore clamore, infatti, nulla avrebbe a che vedere con la diatriba prolife vs pro aborto. Anche perché l’interno del fotografo non era quello di schierarsi politicamente da una parte o dall’altra, anzi quando ha saputo che la sua foto era al centro di un dibattito politico ci rimase male.

La sua decisione di fotografare la vita nei suoi primissimi istanti è in maniera insita un’esaltazione della vita stessa. Rendere noto al mondo come siamo in quelle settimane che vanno dal concepimento al parto è un servizio alla comunità, è un’opera d’arte che concilia tutti con il mondo.

Tuttavia tale deve rimanere e non deve essere deformata per convenienze politiche. Nessuno al mondo, infatti, potrebbe negare la bellezza della vita e di quel bambino perfetto che è diventato simbolo del suo inizio ormai 50 anni fa.

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Luca Scapatello

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