Abbiamo ancora impresse nella memoria le drammatiche immagini di quel 13 maggio 1981, che ritraevano il Pontefice dolorante e accasciato sulla Papamobile bianca.
Karol Wojtyla veniva ferito dai colpi di pistola, sparati da un estremista turco, Mehmet Ali Agca, che fu subito arrestato, mentre il Papa veniva ricoverato d’urgenza al policlinico “Gemelli”. I medici che lo davano per spacciato, si dovettero ricredere: miracolosamente Giovanni Paolo II si è salvato.
Appena riprese conoscenza, affermò come una mano avesse premuto il grilletto, e un’altra avesse impedito ai proiettili di ucciderlo. Subito pensò a un miracolo della Madonna di Fatima, che si celebra proprio il 13 maggio. Così, Wojtyla decise di ringraziarla, recandosi da Lei.
Giovanni Paolo II: il secondo attentato a Fatima e il legame con il terzo segreto
La devozione di Giovanni Paolo IIì, di cui il 22 ottobre ricorre la memoria liturgica, a Nostra Signora di Fatima è nota a tutti, in particolare dopo l’attentato avvenuto nel 1981, un evento che egli stesso collegò alla visione del terzo segreto descritta dalla veggente suor Lucia.

Ma la maggior parte non sa, che subì un secondo attentato, non riportato, o quasi, dalle cronache e che si verificò esattamente un anno dopo, proprio a Fatima, in Portogallo.
Il fatto avvenne a distanza di dodici mesi da quel tragico 13 maggio 1981. Fu dunque a Fatima, un anno più tardi, che avvenne il secondo drammatico fatto. Era la sera del 12 maggio 1982 e, durante un incontro con gli innumerevoli fedeli, tra sorrisi e strette di mano, il Papa fu avvicinato da un uomo che si scagliò contro di lui.
La sicurezza riuscì a intercettarlo e sembrava che gli avesse impedito di compiere qualsiasi gesto irrazionale, così almeno parve in quel momento. Ma le cose era andate diversamente. Infatti solo molti anni dopo, nel 2008 don Stanislaw Dziwisz, lo storico e fedele segretario di Giovanni Paolo II, ammise che in quella triste circostanza, Karol Wojtyla era stato ferito.
Si trattava di un prete “tradizionalista”, che infilzò il Pontefice con una lama di coltello definita “lunga quanto una baionetta”, urlando la frase “abbasso il Papa, abbasso il Vaticano Secondo!”.
L’autore dell’attentato era un sacerdote appartenente al movimento contrario al Concilio Vaticano II.
Fu chiesto al segretario di Giovanni Paolo di non rivelare quanto accaduto
Quando il segretario don Stanislaw Dziwisz, si rese conto di ciò che era realmente accaduto al Papa, voleva chiamare urgentemente il medico. Ma Giovanni Paolo II glielo impedì con queste parole: “Non mi è successo nulla, sto bene, sto bene”. Ma ciò nonostante il segretario incalzava: “Dobbiamo chiamare urgentemente il medico. Dobbiamo posticipare tutte le celebrazioni”.

Ancora Giovanni Paolo II: “No, non posticipiamo nulla. E sul fatto che qui oggi c’era lo spargimento del sangue, nessuno deve saperlo fino dopo la mia morte”.
Fu dunque una sua esplicita volontà, forse per non fomentare ulteriori divisioni nella Chiesa e per non destare preoccupazioni tra i fedeli che tanto lo amavano. Ancora una volta, s è sacrificato per un bene più grande, con un gesto, che solo un’anima Santa come la sua, poteva compiere.
La verità di quanto accaduto, è stata raccontata in un bellissimo documentario, il cui titolo è “La seconda volta” realizzato in forma di cartoni animati, disponibile nel museo a Varsavia intitolato a “Giovanni Paolo II e Primato di Polonia Beato Stefan Wyszyńskiin” ed è uscito in occasione del centenario della nascita di Giovanni Paolo II, nel 2020.
Questo secondo agguato avvenuto esattamente un anno dopo di quello ben noto del 13 maggio 1981, durante la sua visita al santuario di Fatima, sembrerebbe una conferma del legame tra il Papa e le profezie mariane. Sebbene la Chiesa ritenga che il terzo segreto sia stato pienamente rivelato, per molti fedeli e per lo stesso Giovanni Paolo II, gli attacchi subiti hanno rappresentato un compimento personale e drammatico di quella profezia.