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Fase 2, Santuario della Consolata: uno sguardo che significa “pace”

Con il rientro in Chiesa da parte dei fedeli, sono cambiate, momentaneamente, molte cose: il nuovo gesto di pace è oggi caratterizzato da uno sguardo.

Ieri la prima Messa al Santuario della Consolata, Torino (photo websource)

Le istituzioni hanno finalmente dato l’approvazione per far rientro in Chiesa: l’Eucaristia potrà tornare ad essere celebrata con la presenza dei fedeli. Il portale San Francesco patrono d’Italia ha raccontato l’esperienza vissuta nel primo giorno di riapertura al Santuario della Consolata (Torino), dove don Oreste ha celebrato la sua prima Messa insieme ai fedeli.

Ritorno a Messa: l’esperienza del Santuario della Consolata

Nella giornata di ieri (lunedì 18 maggio) il Santuario della Consolata a Torino ha ricevuto per la prima volta dopo il lockdown, il ritorno dei fedeli a Messa. Come riporta San Francesco Patrono d’Italia, il sacrestano si è impegnato a spruzzare disinfettante lungo i banconi della Chiesa e i fedeli, un po’ per volta, hanno fatto il loro ingresso. La Chiesa ha contato un totale di diciannove persone, tutte munite di mascherina e posizionate ad almeno un metro di distanza fra loro.

Lo scambio della pace

Come già nello scorso fine settimana ci aveva annunciato il Cardinal Bassetti, una delle norme da seguire è proprio quella del distanziamento, per cui il gesto dello scambio della pace ha “cambiato volto”. Momentaneamente, infatti, è stato uno sguardo tra i fedeli a caratterizzare quel gesto di pace, che sempre è stato caratterizzato da un contatto fisico. Ma è importante, come ci ha ricordato Bassetti sabato scorso, anche riscoprire l’importanza degli sguardi, che possono rappresentare un importante vincolo di comunicazione.

La preghiera e la speranza

Come leggiamo in San Francesco Patrono d’Italia, le campane del Santuario hanno suonato a festa. Ma all’interno della Chiesa è stato il silenzio ad echeggiare in maniera prorompente. Sotto le mascherine dei fedeli, una “forte” preghiera silenziosa: “molti chiedono una tregua al Signore”, altri chiedono “un’indulgenza per chi non c’è più”. Ancora una volta la preghiera e la speranza (quella forte speranza di poter presto tornare ad abbracciarci) si uniscono e diventano vincolo di affidamento a Gesù.

Fabio Amicosante

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