L’ex ministro dell’Interno finlandese, Päivi Räsänen, è indagata per omofobia dopo aver contestato pubblicamente il movimento Lgbt.
Contro la leader dei Democratici Cristiani sono stati mossi quattro capi d’accusa e potrebbe rischiare sino a due anni di reclusione.
In questi giorni è giunta la notizia che la leader dei Democratici Cristiani finlandesi, Päivi Räsänen, sarebbe stata contattata dalla polizia poiché indagata per omofobia. Nelle prossime settimane, dunque, l’ex ministro dell’Interno finlandese potrebbe dover esprimere le proprie posizioni di fronte alle forze dell’ordine. Contro di lei ci sarebbero ben quattro denunce per via di alcune dichiarazioni che ha fatto nel corso degli ultimi anni sul movimento Lgbt.
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La leader politica non ha mai fatto mistero di avere una posizione sulla famiglia che combacia con quella della Bibbia. Tempo addietro, infatti, si era infervorata ed aveva criticato la decisione della Chiesa evangelica luterana di diventare partner ufficiale delle manifestazioni Lgbt Pride. Una scelta che l’aveva lasciata senza parole, poiché contraria a quella che è la dottrina cristiana in materia di famiglia e unioni. Il 20 dicembre 2019, nel corso di un dibattito televisivo sul tema ‘Cosa penserebbe Gesù degli omosessuali?’, la Räsänen aveva esposto la posizione che emerge dagli Scritti Sacri, spiegando dunque per quale motivo la Chiesa non accetta le unioni tra due persone dello stesso sesso.
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Dato che le indagini si trovano solamente nella loro fase iniziale, è possibile che le accuse a carico dell’ex ministro vengano archiviate. Qualora, invece, si decidesse di andare a processo, l’accusa dalla quale pare – secondo quanto riportato dal ‘Timone’ – che debba difendersi è di “Agitazione criminale contro un gruppo minoritario“. Reato che secondo l’ordinamento finlandese prevede una pena che va dalla semplice multa alla reclusione fino a due anni di carcere.
Luca Scapatello
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