Eutanasia: il capo dello Stato ha optato per l’ipotesi più problematica

Semaforo giallo per l’eutanasia in terra lusitana. Il presidente della Repubblica, dopo l’approvazione del disegno di legge a fine gennaio, ha scelto di rinviare la decisione alla Corte Costituzionale.

Il capo dello stato aveva tre possibilità: la ratifica, il veto e il vaglio di costituzionalità. Ha optato per la terza ipotesi, la più problematica. La Costituzione portoghese, infatti, afferma che la vita è “inviolabile”.

Ambiguità di una legge

Il concetto di inviolabilità, in effetti si presta a molte interpretazioni e ora saranno giudici ad assumersi la responsabilità dell’approvazione. Il testo votato dal Parlamento di Lisbona ammette l’“anticipazione medicalmente assistita della morte”, nel caso in cui il paziente lo richieda.

L’eutanasia, però, sarebbe praticabile soltanto ad alcune condizioni: il richiedente deve versare in “una situazione di intollerabile sofferenza con lesioni definitive di estrema gravità o di malattia incurabile e mortale”.

La definizione di “intollerabile sofferenza” è tuttavia estremamente soggettiva. Tale aspetto ambiguo è stato rilevato anche dall’Institut Européen de Bioétique, che afferma “Non è chiaro come questa sofferenza debba essere misurata, sia dal punto di vista esclusivo del paziente, sia dalla valutazione del medico”. Anche le “lesioni definitive di estrema gravità” sono state qualificate come interpretabili e soggettive.

Obiezione di coscienza: non pervenuta

Altra lacuna del progetto di legge portoghese: l’assenza di riferimenti all’obiezione di coscienza (che pure è riconosciuta dall’ordinamento generale).

Anche l’accesso alle cure palliative è tutelato dalla legge ma il 70% dei pazienti portoghesi non può usufruirne per mancanza di medici specializzati a tale scopo.

Vescovi sempre e comunque per vita

A schierarsi senza se e senza ma contro ogni forma di eutanasia è la Conferenza Episcopale Portoghese. I vescovi lusitani hanno ricordato che il progetto di legge in questione “offende il principio di inviolabilità della vita” sancito dalla Costituzione.

A ciò si aggiunge l’aggravante dell’approvazione delle norme eutanasiche nel pieno di un’emergenza sanitaria, “nel corso della quale tutti noi stiamo cercando di salvare il maggior numero di vite, accettando restrizioni alla libertà e sacrifici economici senza pari”, sottolineano i presuli.

È assurdo legalizzare la morte assistita in questo contesto – prosegue la nota – rifiutando gli insegnamenti che questa pandemia ci ha dato sul prezioso valore della vita umana, che la comunità in generale e gli operatori sanitari in particolare si battono per salvare compiendo sforzi sovrumani”.

Niente referendum

Nel frattempo, la richiesta di un referendum abrogativo, avanzata dalle petizioni delle associazioni pro life e sostenuta dal migliaia di firme, è stata bocciata dalla maggioranza parlamentare.

Se la Corte Costituzionale dovesse dare il nulla osta, il Portogallo diventerebbe – dopo il Belgio, l’Olanda e, più recentemente, la Spagna – il quarto paese dell’Unione Europea a legalizzare l’eutanasia.

 

 

 

 

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