Tre mesi dopo la fine del lockdown gli infermieri protestano per la mancata assunzione delle unità necessarie ed il mancato adeguamento degli stipendi.
Gli atti di eroismo compiuti in questi mesi dagli infermieri sono stati ripagati da belle parole e bonus, ma ci vogliono riforme strutturali e adeguamenti di stipendio.
Infermieri, gli eroi dimenticati
Durante il periodo del lockdown tutta italia ha tributato a medici ed infermieri il dovuto riconoscimento. Il personale sanitario è diventato d’improvviso l’ultimo baluardo contro la malattia, coloro che ci difendono dalla morte. Lo scorso giugno alcuni di loro sono stati premiati dal governo, che gli ha riconosciuto la devozione alla causa ed il coraggio di non tirarsi indietro. Tuttavia ad agosto, proprio quando i casi tornano a salire, sembra che di quegli eroi si sia persa la memoria. Non solo perché l’unico riconoscimento economico è stato al massimo un bonus di mille euro, ma anche perché non si è vista traccia delle migliorie promesse.
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Le stime presentate dalla Fnopi oggi ci dicono che in Italia c’è una carenza di infermieri sul campo e negli ospedali. Affinché i turni di lavoro di quelli che lavorano oggi non siano troppo stressanti e faticosi da gestire, servirebbe l’inserimento di 53.860 infermieri. Nel report presentato dalla Federazione nazionale si legge: “La carenza complessiva è di oltre 20mila unità per poter fare fronte alle necessità legate al rispetto della normativa europea su turni e orari di lavoro nelle strutture del Sistema sanitario nazionale”. Gli altri 30 mila servirebbero per rendere efficiente a livello nazionale l’assistenza sul territorio.
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Turni massacranti e stipendi bassi
A dire il vero il Ministro della Salute sta cercando di porre una toppa alla carenza di personale e con il decreto Rilancio ha previsto l’assunzione di 9.568 unità. Un numero importante, ma non ancora sufficiente a garantire turni di lavoro equi per il personale sanitario. A tal proposito la Fnopi scrive: “Basti pensare che solo con l’aumento dei posti in terapia intensiva, servirebbero almeno 17mila infermieri in più“. Il numero minimo di unità per rendere il sistema sanitario efficiente, scrivono ancora, sarebbe l’assunzione di 21 mila infermieri.
Al problema dei turni troppo lunghi si somma quello delle paghe troppo basse. In Italia un infermiere percepisce un massimo di 1.500 euro, compresi turni serali e festivi. Si tratta dello stipendio più basso d’Europa: in Germania percepiscono una cifra simile, ma per un massimo di 28 ore settimanali. Cifra che lievita con avanzamenti di carriera sino ai 2.000 euro mensili. Anche in Spagna si arriva intorno ai 1.900 euro, mentre in Belgio e Svezia si superano i 2.000. In Francia si va dai 1.600 ai 1.800 euro, cifra che in fase di emergenza è aumentata di 4 euro l’ora per tutti coloro impegnati in terapia intensiva. Proprio in base a questi dati il prossimo 15 ottobre NurSind (sindacato degli infermieri) protesterà a Roma richiedendo un contratto di lavoro più equo.
Luca Scapatello