Emozionante incontro tra Papa Francesco e sua cugina | E lancia un motto ai più giovani

Un vero e proprio invito ad essere “veramente trasgressivi”, ha detto Francesco, tuonando contro la logica imperante che vorrebbe i ragazzi e le ragazze asservite a telefonini e sogni che non portano in alto ma solo nella direzione delle cose del mondo.

L’appello di Papa Francesco ai giovani dalle sue terre d’origine in cui si è recato per ritrovare i suoi parenti e celebrare con la comunità locale la Solennità di Cristo Re.

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Il Papa ad Asti – photo web source

“La Madonna ci dice che il segreto per rimanere giovani sta proprio in questi due verbi, alzarsi e andare”, sono state le parole di Francesco prima dell’Angelus. “A me piace pensare alla Madonna che andò di fretta, e io la prego dicendo affrettati a risolvere questo problema. Alzarsi e andare vuol dire non restare fermi a pensare a sé stessi, a seguire le comodità o l’ultima moda, ma puntare verso l’alto, mettersi in cammino, uscire dalle proprie paure per dare la mano a chi ha bisogno”.

La Messa nella Cattedrale di Asti

In occasione della Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il Papa ha infatti presieduto la Santa Messa nella Cattedrale di Asti per incontrare la Comunità Diocesana dalla quale erano partiti i genitori per emigrare in Argentina, e i giovani provenienti da tutta la regione in occasione della XXXVII Giornata Mondiale della Gioventù celebrata oggi nelle Chiese particolari.

Al termine della Celebrazione Eucaristica, Bergoglio ha poi guidato la recita dell’Angelus con i fedeli e i pellegrini. “Oggi ci vogliono giovani veramente trasgressivi, ma veramente, non conformisti, che non siano schiavi di un cellulare ma cambino il mondo come Maria, portando Gesù agli altri, prendendosi cura degli altri, costruendo comunità fraterne con gli altri, realizzando sogni di pace”, ha detto il Papa introducendo la preghiera mariana, e ricordando che “il nostro tempo sta vivendo una carestia di pace. Pensiamo ai tanti mondi segnati dalla guerra, pensiamo alla martoriata Ucraina, diamoci da fare e pensiamo alla pace”.

Ieri mattina, Francesco infatti è partito dall’eliporto del Vaticano per recarsi ad Asti, in visita privata, per incontrare i familiari in occasione del novantesimo compleanno di una sua cugina. Le foto dell’incontro tra i due hanno fatto il giro della rete mostrando la tenerezza di un incontro di grande normalità ma anche di commozione e di attimi intensi. Dopo il pranzo a Portocomaro, Bergoglio ha poi fatto visita a una casa di riposo e ospitalità per anziani poco distante dalla casa dei familiari, prima di recarsi infine a Tigliole, frazione San Carlo, per far visita a un’altra cugina.

La visita ad Asti dalla cugina e l’incontro con la comunità astigiana

“Sono stato grato a coloro che hanno reso possibile questa visita”, ha detto Bergoglio all’inizio dell’Angelus, dopo il quale ha raggiunto l’Episcopio per il pranzo, e prima di trasferirsi nel pomeriggio in auto allo Stadio Comunale Censin Bosia di Asti, da dove si è prevista la partenza per far rientro in Vaticano.

“Oggi è ancora una volta il Vangelo a riportarci alle radici della fede”, ha detto invece Francesco durante la celebrazione. “Esse si trovano nell’arido terreno del Calvario, dove il seme di Gesù, morendo, ha fatto germogliare la speranza: piantato nel cuore della terra ci ha aperto la via al Cielo; con la sua morte ci ha dato la vita eterna; attraverso il legno della croce ci ha portato i frutti della salvezza”, ha proseguito il Papa. “Guardiamo dunque a Lui, al Crocifisso”, è l’invito di Francesco.

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Il Papa incontra ad Asti l’anziana cugina – photo web source

Gesù infatti “non punta il dito contro nessuno, ma apre le braccia a tutti. Così si manifesta il nostro Re: a braccia aperte, a brasa aduerte“, ha chiosato Francesco in dialetto astigiano, la lingua cioè delle terra da cui “mio padre è partito per emigrare in Argentina”, ha raccontato. “Solo entrando nel suo abbraccio noi capiamo: capiamo che Dio si è spinto fino a lì, fino al paradosso della croce, proprio per abbracciare tutto di noi, anche quanto di più distante c’era da Lui: la nostra morte, il nostro dolore, le nostre povertà, le nostre fragilità. Si è fatto servo perché ciascuno di noi si senta figlio; si è lasciato insultare e deridere, perché in ogni umiliazione nessuno di noi sia più solo; si è lasciato spogliare, perché nessuno si senta spogliato della propria dignità; è salito sulla croce, perché in ogni crocifisso della storia vi sia la presenza di Dio. Ecco il nostro Re, Re dell’universo perché ha valicato i confini più remoti dell’umano, è entrato nei buchi neri dell’odio e dell’abbandono per illuminare ogni vita”.

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