Ecco perché il matrimonio cristiano può salvare il mondo

Gli sposi cristiani oggi hanno un compito altissimo: farsi profeti dell’amore di Dio per il mondo.

Un amore fedele che non viene mai meno malgrado le imperfezioni e le fragilità umane. Ce lo spiegano due sposi e genitori.

Ecco perché il matrimonio cristiano può salvare il mondo
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Loro sono Antonio e Luisa De Rosa. Sono sposati da vent’anni e hanno cinque figli (uno dei quali volato in cielo poche settimane dopo il concepimento). E già questo fatto li mette in una condizione particolare in un tempo dove “matrimonio indissolubile” sembra una parolaccia e fare figli è pratica vista con sospetto se non rientra in un “progetto parentale” meticolosamente pianificato.

Da anni cantano la bellezza del matrimonio cristiano dopo l’incontro con un grande (anche fisicamente) sacerdote cappuccino: padre Raimondo Bardelli (1937-2008), il frate che predicava l’ecologia dell’amore e cercava di insegnare a fidanzati e sposi il rispetto del corpo.

Una figura decisamente da riscoprire quella di padre Bardelli. Dopo anni di missione in Africa, al rientro in Italia (nel 1976) Bardelli ritrova una società letteralmente malata d’amore. La rivoluzione sessuale del ’68 – coi suoi frutti marci, primo fra tutti quello della pornografia – ha guastato le relazioni tra i sessi. Forte di una grande capacità comunicativa e di una preparazione eccezionale, che non smetterà mai di perfezionare, da allora in avanti il cappuccino si dedicherà a un’opera di ricostruzione affettiva accompagnando giovani, coppie di fidanzati e sposi.

Un’ecologia dell’amore

Bardelli, ispirato dalla teologia del corpo di Giovanni Paolo II, è convinto che esista un’«ecologia dell’amore»: la prima natura da rispettare è quella dei nostri corpi, unica chiave per vivere un amore fecondo e sereno. Non esiste solo un inquinamento ambientale. C’è anche un inquinamento affettivo che intossica la differenza e la complementarietà tra i sessi.

Padre Bardelli consacrerà tutta la sua esistenza a questo opera di “bonifica” dell’immaginario e degli affetti, educando all’amore moltissime coppie. Dall’apostolato di questo infaticabile educatore nascerà l’associazione Intercomunione delle famiglie, una rete di nuclei familiari fortemente voluta dal cappuccino, fermamente convinto che spettasse ai laici testimoniare al mondo la bellezza del matrimonio.

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padre Raimondo Bardelli – photo web source

La luminosa eredità di padre Bardelli

Tra questi laici ci sono Antonio e Luisa, figli spirituali e discepoli del cappuccino che da anni proseguono la sua luminosa opera insieme ad altre famiglie dell’associazione, proponendo seminari e corsi per sposi e fidanzati per affrontare le basi della spiritualità coniugale. Attivi sui social, hanno anche un blog (matrimoniocristiano.org) e un canale YouTube. Sono anche autori di libri: L’ecologia dell’amore (2018), Sposi sacerdoti dell’amore (2019), Influencer dell’amore (2020).

Il loro ultimo libro si intitola Sposi, profeti dell’amore (Tau) e sviluppa il tema del matrimonio come profezia, dopo aver toccato nei precedenti libri quello della natura “sacerdotale” degli sposi. Col battesimo infatti , spiegano Antonio e Luisa, siamo tutti resi sacerdoti. Il sacramento ci dona il cosiddetto sacerdozio comune (da non confondere con quello ordinato dei preti). In altri termini ci rende capaci di fare offerte a Dio. Ma offerte di che? Preghiere, sacrifici, fioretti, pellegrinaggi, anche le sofferenze. Come fanno i sacerdoti offendo riti e preghiere a Dio. Questo senz’altro. Ma tra sposi, sottolineano i due, c’è anche un «sacerdozio matrimoniale» dove i due coniugi si offrono a vicenda dando così forma visibile, attraverso il servizio reciproco, all’amore di Cristo.

Il matrimonio come profezia

È in questa testimonianza che si radica la profezia del matrimonio. Il profeta, nell’Antico Israele, era colui che “parlava per”: colui che parlava per Dio, che dava voce a Dio. In sostanza, un messaggero che traduceva la parola e la volontà di Dio.

Una parola mai astratta: nella Bibbia il vocabolo dabar indica al tempo stesso la parola e il fatto. Parola che è anche fatto. Ecco perché il profeta, colui che parla per Dio, è anche colui che testimonia coi fatti – spesso a prezzo della propria vita – la volontà di Dio.

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Antonio e Luisa De Rosa – photo web source

Una profezia per tempi nuovi

In ogni tempo Dio ha suscitato profeti che testimoniassero la sua volontà. Profeti diversi a seconda delle sfide del tempo. E oggi, ci dicono Antonio e Luisa, è il tempo degli sposi-profeti. «In questa nostra epoca ciò che è più in crisi e viene continuamente attaccato e minato è il Matrimonio». Ecco perché «oggi Dio ha bisogno di sposi profeti» capaci di «tradurre a tutto il mondo la Sua Parola e il suo disegno d’amore delle origini. Sposi che mostrino la bellezza e la meraviglia di un amore sponsale vissuto in tutta la sua autenticità e radicalità».

Certo, non si tratta di giocare a fare i superuomini e le superdonne, come se fosse tutto un prodotto dei nostri sforzi erculei e non, prima di tutto, un dono dall’alto. Si tratta piuttosto di riconoscere la presenza di Dio e di affidarsi a lui con tutte le nostre imperfezioni e fragilità. Tutte le famiglie, ci dicono Antonio e Luisa, «se si abbandonano a Dio possono essere una piccola luce» capace di mostrare qualcosa di Dio: piccole profezie dell’amore divino.

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