Dopo il terremoto dello scorso anno | Chi è la nuova guida della diocesi di Parigi?

Dopo le dimissioni di Mons. Michel Aupetit a dicembre dello scorso anno, Papa Francesco ha nominato un nuovo arcivescovo a Parigi. Una scelta per rasserenare e portare unità in una diocesi ancora scossa.

Il papa ha chiamato nella capitale francese – la diocesi più importante del paese – un pastore autorevole e di grande esperienza, molto attento anche agli aspetti della comunicazione.

Mons. Laurent Ulrich, il nuovo arcivescovo di Parigi – photo web source

Se ne parlava da giorni. Adesso è arrivata la conferma: Parigi avrà un nuovo arcivescovo metropolita. Papa Francesco martedì ha nominato Laurent Ulrich, 70 anni, arcivescovo (ormai ex) di Lille. Prenderà il posto lasciato vacante da Mons. Michel Aupetit, dimissionario a dicembre 2021. L’insediamento ufficiale avrà luogo lunedì 23 maggio alle 18.30 nella chiesa di Saint-Sulpice a Parigi.

Non lo attende un compito facile. Non solo per i numeri da capogiro dell’arcidiocesi più importante di Francia, coi suoi 18 secoli di storia, le 106 parrocchie, i circa 500 sacerdoti incardinati e i 90 milioni di budget (tre volte tanto quelli della diocesi di Lille, che Ulrich guidava da quattordici anni).

Un paziente lavoro di ricostruzione

Ad attendere il nuovo arcivescovo sarà soprattutto un paziente lavoro di ricostruzione in una diocesi ancora sotto choc per le dimissioni del suo predecessore, accusato dalla stampa di avere una liaison con una donna.

Una scelta, quella di Francesco, per molti versi controcorrente. Che alcuni, forse esagerando, definiscono anche di “rottura”. Mons. Ulrich infatti viene dalla provincia profonda. Il che, a ben vedere, è coerente con l’attenzione di papa Bergoglio per le “periferie esistenziali”.

Nato il 7 settembre del 1951 a Digione, viene ordinato sacerdote a 27 anni. Serve a Beaune prima di essere nominato vicario episcopale e poi vicario generale della diocesi. Non ha ancora cinquant’anni nel 2000 quando viene nominato da Giovanni Paolo II arcivescovo di Chambéry, in Savoia. Lì resta per otto anni finché, nel 2008, non diventa arcivescovo di Lille.

Dopo molti anni sullo scranno vescovile della capitale francese arriva dunque un ecclesiastico che non proviene dalla cerchia parigina come i suoi tre predecessori, a cominciare dal cardinale Jean-Marie Lustiger. Non per questo però il nuovo arcivescovo va considerato un “provinciale” nel senso deteriore del termine. Chi lo conosce sottolinea anche il suo respiro nazionale, come testimonia il fatto di aver ricoperto – dal 2007 al 2013 – l’incarico di vicepresidente della Conferenza episcopale francese.

In più – altro aspetto che alcuni hanno trovato problematico – Ulrich è un pastore dal profilo “sociale”, preoccupato della testimonianza personale e attento ai diritti dei migranti, forse meno esposto sul versante bioetico rispetto a Mons. Aupetit.

Una scelta di transizione?

C’è poi il nodo dell’età. A settembre Mons. Ulrich avrà 71 anni. E a 75 dovrà necessariamente presentare le sue dimissioni al papa. La sua nomina – anche se il papa può sempre prolungare la carica di un vescovo oltre i 75 anni canonici – ha dunque l’aria di una scelta di transizione più che di rottura. Permetterà a una nuova generazione di giovani vescovi – quelli formatisi sotto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – di acquisire l’esperienza necessaria per guidare una diocesi complessa come quella parigina.

Nel frattempo il nuovo arcivescovo, pastore di lunga esperienza, dovrà soprattutto rasserenare e portare unità in un ambiente segnato da molte tensioni. Un sacerdote, suo vecchio collaboratore, lo descrive a Le Figaro come una personalità precisa, metodica e organizzata. Un uomo dal polso fermo che all’apparenza può sembrare «freddo» ma che, assicura il sacerdote, «sa ascoltare» e accetta di «farsi consigliare». Mons. Ulrich sa dialogare e dare fiducia. Ma certo non è un indeciso: «Ha un’autorità naturale senza essere autoritario», spiega l’antico collaboratore.

Un vescovo molto attento ai mass media

Sul piano personale, Mons. Ulrich ha un’indole letteraria, colta. Amante della musica, dal 2017 è Cavaliere della Legione d’Onore. Si è laureato in filosofia a Digione e si professa discepolo del “Socrate cristiano” Gabriel Marcel. Del suo motto – «La gioia di credere» – è debitore alla mistica e poetessa Madeleine Delbrêl. Ha anche la fama di essere un «buon predicatore».

Inoltre, particolare non secondario in questo momento storico, ha un marcato interesse per i mass media. Nel 1988 ha lanciato anche una radio cristiana (Radio Parabole) e ha a lungo presieduto la rete delle Radio cristiane in Francia (RCF).

C’è chi lo definisce un pastore «più pragmatico che ideologico». Le sfide delicate certo non mancheranno, a partire dal rapporto Sauvé sugli abusi sessuali e dal cantiere per ricostruire Notre-Dame. Alla nomina di papa Francesco intanto ha risposto così: «L’appello che ho ricevuto dalla Chiesa di venire a Parigi per esercitarvi il mio ministero viene da Cristo stesso».

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