Alcuni sacerdoti vengono chiamati con il titolo di “don”, altri invece sono appellati come “padre”: per quale motivo c’è questa differenza tra loro? Una curiosità che trova la vera risposta.

Molti non conoscono la differenza e spesso si crea confusione nell’usare il termine corretto. I sacerdoti, infatti, vengono chiamati con un titolo che accompagna il loro nome, ma alcuni hanno quello di “don“, altri, però, ricevono quello di “padre“.
Perchè non hanno tutti lo stesso titolo e c’è questo diverso modo di chiamarli? Si tratta di una consuetudine in uso e il motivo lo si individua andando ad analizzare l’etimologia e la storia che ha portato a questi utilizzi.
“Don” o “padre”: perchè i sacerdoti vengono chiamati così?
Sia “don” che “padre” sono due titoli di cortesia che esprimono reverenza verso il sacerdote a cui sono rivolti. Non sono termini che indicano una categoria, come i titoli di studio, ma corrispondono al “signore” e “signora” che accompagnano i nomi nei contesti formali o ufficiali.

Il titolo “don” viene usato in riferimento ai sacerdoti diocesani, mentre quello di “padre” è rivolto ai cosiddetti preti regolari, ovvero i sacerdoti che appartengono ad un ordine religioso. “Don” deriva dal latino “dominus“, che storicamente e anticamente era utilizzato quando ci si rivolgeva ai nobili, alle persone di particolare riguardo e anche agli ecclesiastici, che un tempo erano tra le più alte cariche del mondo civile.
Il vocabolario Treccani al riguardo afferma che “don” è un “predicato d’onore che si antepone al nome e al cognome di ecclesiastici secolari”. È dunque un titolo di rispetto che si premette di solito al nome proprio di ogni persona di riguardo e ha un significato uguale a quello di “signore”.
Il termine “padre” invece, che rimanda ad una paternità, sottolinea appunto il ruolo paterno e spirituale del sacerdote. Lo identifica maggiormente come guida spirituale dei fedeli.
A volte il termine “padre” viene premesso ad una qualifica, come, ad esempio: i padri francescani, il padre provinciale, il padre priore, ecc. È un termine che si usa anche in riferimento al papa, che è appunto il Santo Padre, e in questo caso è scritto in maiuscolo, pur ricordando, come fanno gli stessi sacerdoti, che l’unico vero Padre, quello dei cieli.
Modi diversi di riferirsi al ruolo del sacerdote
I sacerdoti, in quanto rappresentanti di Cristo, hanno il compito di comunicare l’amore del Padre in misura del tutto speciale. Proprio per questo ruolo di immensa ed enorme responsabilità, che li vede i soli a poter consacrare il Corpo e il Sangue del Signore, coloro attraverso cui Gesù si fa realmente presente nelle specie eucaristiche, sono chiamati in modo da ricordare l’amore di Dio.
Bisogna specificare che il termine non si usa però indistintamente per tutti i religiosi: i Salesiani o i Paolini non sono chiamati “padre”, ma con l’appellativo “don”. Esiste poi un’altra particolarità: per chiamare i monaci benedettini si usa anche il termine “dom“, con la lettera “m”, dunque.
Si tratta di una forma semplicemente abbreviata e non derivata di “dominus”. Ha quindi lo stesso significato di “signore” dato ai preti diocesani, ma con questa precisa differenza.
Infine, c’è un altra parola per riferirsi al sacerdote, più antica e meno in uso oggi: è “reverendo“. Questo è un titolo più strettamente formale e viene esteso a tutti i sacerdoti, ai diocesani e agli appartenenti agli ordini religiosi. Spesso è riservato ai più anziani o a quelli che hanno incarichi di grande responsabilità.