Diventa suora dopo una partita di calcio: possibile? Assolutamente si

La scelta di di consacrarsi a Dio e di diventare una religiosa è maturata in modo assai originale.

La storia di questa giovane colpisce il cuore poiché il Signore ha deciso di bussare alla porta del suo cuore in un momento, forse, “non tanto opportuno”. Ma lei non si è tirata indietro ed ha deciso di dire sì.

Una vocazione nata dopo i 90 minuti della partita. La storia di una giovane novizia
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Novizia dopo una partita di calcio: possibile? Assolutamente sì, perché le vie della Provvidenza sono infinite. Scopriamo insieme la sua incredibile storia.

Rosa e la sua particolare vocazione

Un sì che le ha cambiato completamente la vita e che nemmeno lei stessa si sarebbe aspettata di accettare. Quella che stiamo per raccontarvi è la storia di Rosa, una ragazza, ora novizia presso il Monastero di San Antonio di Algezares e che si appresta ad entrare, effettivamente, fra le suore Concezioniste.

Una storia particolare la sua perché Dio ha deciso di bussare alla porta del suo cuore in un momento molto particolare della sua vita, in una fase difficile, di ribellione. Rosa era una ragazza che stravedeva per il calcio e mai avrebbe pensato che, proprio quello, sarebbe stato il luogo ed il momento durante il quale Dio l’avrebbe chiamata.

Da un lato c’era il calcio, mentre dall’altro c’era una sorella di Rosa che era già entrata in convento. Rosa è nata in El Salvador e, come esempio, ha avuto sua sorella entrata proprio in quel monastero dove ora lei è novizia, 14 anni fa. “Sono cresciuta in una famiglia che viveva la religione in modo molto profondo. Mia madre mi ha insegnato l’amore per la Madonna e le virtù cristiane come base della vita” – racconta Rosa.

Anche lei aveva, quasi, la certezza che, sulla scia di sua sorella, avrebbe abbandonato la casa paterna nella piena adolescenza, per donarsi a Dio e consacrarsi. Durante una rappresentazione teatrale del gruppo giovani della sua parrocchia, a Rosa viene dato il ruolo della suora. Indossare, anche se per finta, per la prima volta quell’abito, le ha fatto sentire qualcosa di forte: “Ho sentito che il cuore mi batteva forte, perché era come vivere una verità senza che fosse vero” – spiega.

Una vocazione nata dopo i 90 minuti della partita. La storia di una giovane novizia
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Indossa l’abito ma non può entrare in convento

Da lì, lo scrivere a sua sorella raccontandole ed esprimendole il desiderio di entrare, anche lei, in convento e farsi suora. Ma la sua età ancora non glielo permetteva (Rosa, all’epoca, aveva solo 15 anni). doveva aspettare la maggiore età. Ma lei non si è arresa: ha cercato un altro convento che la potesse accogliere e l’ha trovato in quello delle Francescane.

Ero felice. Avevano un ospizio per gli anziani e io non mi stancavo mai di curare, lavare o perfino bendare gli anziani che morivano” – racconta Rosa. Ma c’era qualcosa dentro di sé che non andava: “[…] Era come vivere nel luogo che desideravo ma con il cuore da un’altra parte. E allora ho voltato le spalle alla mia vocazione e sono tornata dai miei genitori.

Da lì, la passione per il calcio, come se Dio le avesse dato qualcos’altro per riempire il suo cuore. Rosa si iscrive ad una squadra femminile di calcio, gioca, ma non abbandona mai la fede: “Una cosa che non cambiava mai erano i lunghi momenti di silenzio e preghiera che continuavo ad avere tutti i giorni” – racconta. Dall’altro lato, c’era sua sorella, già religiosa, che non smetteva di pregare per lei.

Una vocazione nata dopo i 90 minuti della partita. La storia di una giovane novizia
La novizia Rosa Yamileth – photo: aleteia

Il calcio non le basta più

Una vocazione che non riusciva a nascondere, ma dentro di sé c’era un senso di ribellione, durato per ben due anni. “Un giorno, verso le nove del mattino, ho ricevuto un messaggio da suor Eva, all’epoca madre badessa del monastero. Mi ha detto qualcosa del tipo: ‘Dio chiama una volta, è ora o mai’. La mia risposta in quel momento è stata evasiva, perché le ho risposto: ‘Devo andare a giocare una partita, gliela dedico”- Rosa continua a giocare ma la sua testa è davvero altrove.

La mia felicità dura 90 minuti; quando finisce la partita torno a sentirmi vuota, come prima” – è ciò che continua a pensare e a constatare. Da lì, la scelta di rispondere a quel messaggio inviatole dalla religiosa, e dire ufficialmente il suo SI alla vocazione.

Perché Dio ha scelto me? Non lo so, so solo che mi sento immensamente amata da Lui e sarò eternamente grata” – conclude Rosa. Oggi il suo cammino verso la consacrazione prosegue, sotto lo sguardo della Vergine Maria, alla quale lei è molto devota.

Fonte. aleteia

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