Ddl Zan: dopo il NO del Vaticano si scatena la bufera sui social

Il fatto grave è che su questioni di una tale delicatezza e complessità, come l’ideologia lgbt insita nel Ddl Zan, i “vip” e influencer diano pareri così sconcertanti.

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Da ieri non si parla di altro che della storica, e di grande importanza, nota vaticana in cui si chiede al Governo italiano di modificare il Ddl Zan. O meglio, si fa presente in maniera del tutto lecita, senza alcuna ingerenza al contrario di quanto tanti improvvisati opinionisti del tutto incompetenti continuano ad affermare, un problema serio per la libertà di espressione, in particolare dei cattolici.

Il pericolo del Ddl Zan e il sacrosanto intervento vaticano

Il fatto è che con la legge Zan anche l’omelia di un sacerdote in cui afferma che la famiglia è quella formata da madre e padre può essere criminalizzabile. La semplice affermazione della Dottrina cattolica sarebbe messe a rischio. Le scuole cattoliche sarebbero obbligate a educare i propri iscritti secondo una ideologia, quella lgbt, in contrasto con gli insegnamenti del Magistero della Chiesa. Queste scuole potrebbero persino essere penalizzate per i differenti ruoli assegnati a maschi e femmine al suo interno. Molte università cattoliche, come già si tenta di fare, sarebbero invitate a mettere al bando fondamentali testi di bioetica che gli studenti sono invece chiamati a studiare. E così via.

Per questo la norma non va e non può che essere bloccata. Eppure in Italia si continua a sparare a zero, senza alcuna ragione veduta, contro il Vaticano che non fa altro che chiedere il rispetto delle prerogative che gli competono, e che gli accordi firmati siano semplicemente tenuti in considerazione. Stop, null’altro. Ma è quanto basta per fare partire la gran-cassa dei “tolleranti”, che però non tollerano la libertà religiosa in questo Paese. E allora via con i soliti ritornelli, triti e ritriti, dello Stato laico, dei preti pedofili, dell’Ici della Chiesa, e dell’Otto per mille e così via.

A nome di chi parlano “vip” e influencer dello show-business?

Ma Stato laico in che senso, e soprattutto, in nome di chi? La laicità che i cattolici desiderano più di ogni altra cosa al mondo è quella che preserva loro la libertà totale di praticare la loro fede, di esprimere le proprie opinioni, di educare i propri figli secondo i valori che ritengono corretti. Non appena questa libertà viene minata, la laicità per i cattolici non esiste più. Forse dovrebbe essere più chiaro ai vari vip e influencer che dall’alto delle loro ville, guadagnate cantando canzoni che per molti non solo sono di dubbia qualità e gusto, ma anche palesemente diseducative.

Sono infatti gli stessi influencer che, con grande dolore di molte famiglie, educano oggi i più piccoli attraverso gli schermi dei telefonini. I vari Fedez, Elodie e compagnia varia che subito, con grande astio, si sono espressi contro le, ripetiamo ancora, legittime rivendicazioni dello Stato vaticano, che rappresenta diplomaticamente tutti i cattolici nel mondo, oltre un miliardo e trecento milioni, ben più quindi dei cittadini dello Stato italiano, sorto dopo una violenta insurrezione nei confronti della Chiesa. Oggi, probabilmente, molti cattolici farebbero persino a meno di quel triste spaccato storico.

La poca pertinenza delle frasi che sanno invece di arroganza

“Un ringraziamento speciale ai miei genitori che non mi hanno battezzata”, ha affermato la cantante Elodie con una storia su Instagram, attaccando così il Vaticano come già in passato aveva più volte attaccato la Chiesa e i cattolici tutti. “Per fortuna la gente continuerà ad amarsi anche senza la benedizione del Vaticano”, aveva affermato, con l’incredulità di tanti che sono stati in qualche modo indotti sui social, dall’algoritmo della rete, ad ascoltare le sue parole.

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Increduli perché non si capisce cosa c’entri il fatto che sia battezzata con le prerogative diplomatiche che tutelano la libertà di chi, al suo contrario, è stato battezzato. Come si è sgomenti nel cercare di capire perché, al contrario, le persone non potrebbero amarsi senza la benedizione del Vaticano. Forse il Vaticano vorrebbe maledire qualcuno, o impedirgli di vivere in libertà, ribadendo espressamente la propria Dottrina sull’amore e la famiglia? Non sarà mica che è proprio quel qualcuno da fuori che punterebbe a fare pressioni sul Vaticano affinché stravolga la propria visione del mondo e delle relazioni umane?

Su questioni così delicate c’è bisogno di rispetto e approfondimento

Forse, su certe questioni piuttosto delicate, ci sarebbe bisogno di fare lavorare un po’ di più l’intelletto di ciascuno. Il Vaticano fa il Vaticano, la Chiesa fa la Chiesa, chi non è d’accordo può anche starne fuori. Nessuno obbliga nessuno ad essere credente. Però che si discuta in modo civile e argomentato, senza offese e volontà di prevaricazioni, anche questo non è obbligato però è quantomeno auspicabile.

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“Siamo uno stato laico. So che non siete abituati a sentirvelo dire, ma siamo uno stato laico”, ha poi ribattuto un altro personaggio di spicco del mondo degli influencer italiani. Ovvero, Fedez, che per l’ennesima volta torna sul Ddl Zan parlandone simpaticamente con i propri follower, tirando fuori i soliti vecchi temi triti e ritriti: i soldi del Vaticano, i preti pedofili, e poi il “Concordato chi c***o l’ha concordato”, chiede, dimostrando francamente di non essere proprio un grande scienziato esperto di questi argomenti ben più complessi, che forse bisognerebbe lasciare a chi li conosce, e stando alle proprie prerogative dire ciò che si vuole ma sempre limitandosi a rispettare il prossimo.

La giusta replica delle associazioni che lottano per la vita e la famiglia

Ben ha fatto allora, a nostro avviso, a replicare sul tema della laicità il portavoce dell’associazione Pro-Vita e Famiglia Jacopo Coghe, spiegando che “quando la Chiesa Cattolica sfama, assiste, educa, cura e aiuta milioni di indigenti (italiani) tramite le Caritas, le Parrocchie, le Diocesi, le associazioni, le organizzazioni di volontariato e non profit, colmando lacune abissali dei servizi sociali pubblici in molte parti del Paese e arrivando in quartieri (italiani) in cui lo Stato ha il terrore di mettere piede, in tutti questi casi i comunisti col rolex non gridano scandalizzati all’ingerenza della Chiesa Cattolica negli affari dello Stato laico, e non invocano l’abolizione del Concordato di cui fino a ieri ignoravano l’esistenza”.

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Questo perché è proprio grazie al Concordato che la Chiesa Cattolica può realizzare tutto il bene che compie in Italia, “e che a fronte di qualche ridicolo sgravio fiscale lo Stato guadagna il centuplo dalle attività di coesione sociale e culturale capillari che la Chiesa Cattolica mette in campo ogni santo giorno con sudore su tutto il territorio nazionale (italiano)”. Riferendosi, ad esempio, “a quei Parroci che nel Mezzogiorno sono il punto di riferimento della collettività contro la criminalità organizzata anche più delle autorità civili (talvolta colluse) e che a costo della vita salvano decine di migliaia di ragazzi e ragazze (italiani) dalla strada, dallo spaccio, dalla prostituzione e dalla galera”.

Il bene che non fa rumore è quello che invece resterà per sempre

O ai tanti che lavorano nelle carceri italiani, o alle scuole paritarie cattoliche che “educano e formano 570.000 minori” facendo risparmiare ingenti somme allo Stato italiano, quantificabili in 7mila euro per ogni alunno. O ancora ai tanti anziani che non sono soli per la sola ragione che esiste la Chiesa, i tanti volontari, le parrocchie, le Messe quotidiane a fare loro compagnia. Situazioni di vita dove, ha chiosato Coghe, “non arrivano tweet, post, trend e hashtag dei VIP ricchi sfondati che maledicono il Vaticano indossando 50 mila euro di accessori rigorosamente in vendita sull’apposito store di famiglia. Arrivano preti, diaconi, suore, catechisti, volontari cattolici”.

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Per questo è necessario comprendere chi sono oggi i personaggi che ascoltano i più giovani, i nostri figli, sui social network, e forse cominciare a mettere qualche filtro in più. Ma anche a sconvolgersi nel vedere che realmente le esternazioni di questi personaggi vengono prese seriamente in discussioni delicate come quelle che emergono dal Ddl Zan, legate all’educazione dei più più giovani, al tipo di società in cui viviamo, alla libertà di vivere in pienezza la propria fede. Il che è veramente preoccupante.

Giovanni Bernardi

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