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Covid, ISS: è allarme contagi. Ecco i nuovi colori delle regioni

Il Governo ha reso noti i colori delle Regioni a partire da domenica 17 gennaio. Tre regioni vanno in area rossa e nove in arancione. 

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Nelle prossime ore ci sarà la firma dell’ordinanza di Roberto Speranza. Le Regioni che si troveranno in zona sono Lombardia, Sicilia e provincia di Bolzano. Mancano poche ore alla firma del Ministro della Salute Roberto Speranza, che ha deciso le nuove disposizioni sulla base dei dati e delle indicazioni dei tecnici che collaborano con il Governo.

Quali regioni passeranno in zona arancione

A passare in zona arancione saranno le Regioni Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle D’Aosta. Mentre invece Calabria, Emilia-Romagna e Veneto, che si trovavano già in zona arancione, ci resteranno.

Subito sono arrivati i primi malumori, come ad esempio quello del governatore della Lombardia Attilio Fontana, che a parlato di una “punizione immeritata” per la Lombardia.

Cosa prevedono tutte le misure stabilite dal governo

Negli ultimi giorni sono stati anche approvati sia il nuovo dpcm che il nuovo decreto,  che stabiliscono regole e divieti fino al 5 marzo 2021. In questi si afferma che gli impianti da sci rimarranno chiusi fino al 15 febbraio. Fino al 5 marzo resteranno invece chiuse palestre, piscine e cinema.

I musei potranno aprire dal lunedì al venerdì ma solo in fascia gialla, mentre invece cibo e bevande potranno essere acquistati nei bar soltanto fino alle 18. Continuerà ovunque l’obbligo di coprifuoco dalle 22 alle 5 e l’obbligo di mascherina all’aperto e al chiuso.

I dati del monitoraggio sul Covid stabiliti dall’Istituto superiore di Sanità

Nel frattempo l’Istituto superiore di Sanità ha pubblicato i dati del monitoraggio relativo al periodo dal 4 al 10 gennaio, alla base della decisione presa dal governo. In questi si legge che l’Rt nazionale sarebbe in aumento da da cinque settimane, ora salito a 1,09 per quanto riguarda il periodo 23 dicembre -5 gennaio 2021.

In particolare nell’ultima settimana, quella che va dal 4 al 10 gennaio, “molti dei casi notificati hanno contratto l’infezione nella seconda metà di dicembre in coincidenza delle festività”.

I tecnici segnalano l’aumento complessivo del rischio

Per cui ciò che i tecnici osservano è un “aumento complessivo del rischio di una epidemia non controllata e non gestibile nel Paese”. Un terribile avviso, che secondo l’Iss sarebbe “dovuto ad un aumento diffuso della probabilità di trasmissione di SARS-CoV-2 in un contesto in cui l’impatto sui servizi assistenziali rimane alto nella maggior parte delle Regioni”.

“Questa settimana si conferma il peggioramento generale della situazione epidemiologica nel Paese già osservato la settimana precedente”, è la sentenza dell’istituto, che parla di un aumento dell’incidenza a livello nazionale per la seconda settimana consecutiva.

LEGGI ANCHE: Lockdown causa problemi psicologici, ragazzo di 14 anni si suicida

Per Brusaferro l’Europa è in piena pandemia

“L’Europa è sempre in piena pandemia e ciò vuol dire che dobbiamo stare sempre molto attenti a adottare tutte le misure nazionali e europee per poterla controllare. L’Italia è in una fase di ricrescita ma di crescita lieve e grazie alle misure non ci troviamo di fronte a impennata della curva”, ha detto il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro durante la conferenza stampa organizzata al ministero della Salute.

“Non c’è comune in Italia che non abbia segnalato dei casi quindi il virus circola in tutte le aree del Paese”, ha continuato Brusaferro. Aggiungendo che “l’Europa è sempre in piena pandemia”. “Ci sono zone di colore rosso intenso che si spostano di settimana in settimana ma rimangono persistenti”.

Silvio Brusaferro – photo web source

Per cui, per il presidente dell’Istituto bisognerà “adottare tutte le misure a livello nazionale e regionale in primis per quanto ci riguarda ma anche a livello europeo per poterla controllare”. Da settimane se ne parlava, ora è sempre più ufficiale.

Giovanni Bernardi

Giovanni Bernardi

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Giovanni Bernardi

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