Covid, studio afferma: i contagiati non avevano frequentato bar e ristoranti

Covid: studio shock sconfessa scelte del governo: il 97 per cento dei contagiati non aveva frequentato bar e ristoranti, il 94 per cento mai a cinema e teatro.

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Ciò significa che le decisioni di fermare tutte queste attività lavorative non solo sono, come diversi sostengono, illegittime, ma anche inutili. In questi giorni infatti aumenta la consapevolezza che si sta andando a piedi pari verso il lockdown. Ormai è soltanto da capire quando, e quali saranno le città colpite da questo provvedimento. Forse già dal prossimo 3 novembre, alcuni sostengono invece dal 9 novembre.

Covid: si va verso un nuovo lockdown. Ma con quali basi scientifiche?

In ogni caso, sembra che l’unico rimedio contro il Covid sia quello di fermare ogni attività. Le opposizioni, ovviamente, sono però sulle barricate. E la richiesta, legittima, al governo guidato dal premier Conte è quella di fornire dati scientifici a supporto delle proprie scelte di ulteriori chiusure.

Ma la verità che molti sostengono è che il governo questi dati non li ha. Lo ha spiegato senza dubbi il direttore sanitario di Altamedica, Claudio Giorlandino. L’esperto infatti, dispiegando i dati in suo possesso, spiega che il tracciamento ha funzionato, ma ha messo in luce una realtà ben diversa da quella presentata.

People wear protective masks in a metro during the coronavirus outbreak in Lausanne, Switzerland, Monday, July 6, 2020. In Switzerland, from Monday, people aged 12 and over must wear a mask in all public transport, trains, trams and buses, as well as in cable cars and boats. (Laurent Gillieron/Keystone via AP)

Lo studio Altamedica: i contagiati non avevano frequentato bar o pub

Vale a dire, che gli italiani non si sono affatto infettati in quegli ambienti su cui, al contrario, l’esecutivo si è accanito, chiudendoli e mettendo in grande difficoltà le intere categorie. Lo studio di Altamedica, ripreso dal quotidiano Il Tempo, lo spiega infatti chiaramente: “il 97 per cento dei contagiati non aveva frequentato ristoranti; il 94 per cento non aveva frequentato cinema e teatri; il 95 per cento non aveva frequentato le palestre. Il 58 per cento al contrario aveva utilizzato il trasporto pubblico”.

Si tratta quindi di dati basati su argomentazioni scientifiche, pubblici, accessibili a tutti, che sconfessano totalmente le scelte di Conte che, al contrario, non ha fornito alcun dato scientifico. Ma ha continuato, al contrario, a lavorare nel buio delle segrete stanze. “Col favore delle tenebre“, diremmo parafrasando vecchie dichiarazioni di colui che si era presentato, forse un po’ furbescamente, come “l’avvocato del popolo”.

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Il governo non ha alcun dato scientifico che ne giustifica le scelte

Il governo, però, a seguito di questi dati, pare che agirebbe assolutamente alla cieca. E che non abbia alcuna idea su quali siano i veri centri del contagio. La richiesta che quindi sale verso Conte è quella di giustificare le sue azioni presentando alcuni dati chiari che supportino le drammatiche decisioni adottate nel suo ultimo dpcm, in cui numerose attività commerciali vengono chiuse temporaneamente. O forse purtroppo, per molte di queste, per sempre.

“Che percentuale dei contagiati di queste settimane è nata nei ristoranti? Quanti casi sono stati riscontrati nei bar? Quanti nei cinema? E nei teatri? Nelle palestre? E già che c’è, quanti casi sono stati riscontrati fra gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado? E quanti fra i loro professori e il personale non docente?”, chiede il giornalista Franco Bechis, direttore del quotidiano Il Tempo.

Covid: il dovere del governo di fronte alle categorie messe in difficoltà

“Altrimenti senza quei dati la chiusura di bar e ristoranti come di cinema e teatri è solo un sopruso compiuto da un esecutivo che si muove a tentoni, provandole a casaccio e varando un nuovo dpcm ogni settimana“, prosegue Bechis. Che spiega che il governo ha, oltretutto, un altro dovere ben preciso.

“Quello di risarcire totalmente gli investimenti da loro fatti per mettersi in regola con i protocolli di sicurezza a cui sono stati obbligati per riaprire. Con il nuovo dpcm Conte di fatto ammette di avere costretto tutti a indebitarsi per trasformare i locali con regole che erano del tutto inefficaci, visto che oggi li si chiude per fermare la curva dei contagi.

Allora quei soldi fino all’ultimo centesimo vanno rimborsati tutti dal governo, che poi potrà rivalersi sui suoi esperti che gli hanno fatto scrivere norme costose e inutili“.

Giovanni Bernardi

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