Nel suo ultimo libro, “Non desiderare la vita d’altri”, Costanza Miriano analizza molte dinamiche della nostra vita interiore e fornisce preziosi consigli per combattere la tentazione dell’invidia.

Tocca tutti indistintamente: chi nella vita non ha mai provato invidia? Questo sentimento, che è anche un vizio, è al centro dell’ultimo libro della giornalista e scrittrice Costanza Miriano, autrice di diversi saggi di spiritualità cristiana.
Con il suo inconfondibile humour che l’ha resa tanto apprezzata fin dal suo primo e celebre “Sposati e sii sottomessa”, con cui riprendendo le indicazioni di San Paolo nella Lettera agli Efesini invitava a porre le basi per un matrimonio pienamente cristiano nella complementarietà dei ruoli maschile e femminile senza contrapposizioni, ma in un’unione piena, da vivere in Dio, ha sempre parlato di fede in modo semplice e pregnante.
Ora è la volta di “Non desiderare la vita d’altri“, edito da Sonzogno, con un tema che riguarda proprio tutti, e che lei analizza secondo varie sfaccettature.
“Non desiderare la vita d’altri”: l’invidia e come combatterla nel libro di Costanza Miriano
Il titolo suona come un comandamento: un imperativo che un cristiano dovrebbe porsi per quanto riguarda il brutto demone dell’invidia che spesso serpeggia nel cuore e ci fa cadere nel peccato. Da dove nasce e perché , ma non solo questo: come si declina l’invidia, che nasce da quel desiderio di guardare alla vita degli altri non con benevolenza, ma come oggetto su cui riversare la propria frustrazione.

Ci sono varie declinazioni nel desiderare ciò che hanno le altre persone, a noi vicine o lontane che siano. La scrittrice parte dall’analisi del desiderio dell’infanzia degli altri, quando nella propria ci sono state delle mancanze sostanziali, quando la sofferenza si è fatta sentire in maniera talvolta predominante.
La tentazione può essere sempre in agguato, così come quella di desiderare la storia degli altri, nella sua interezza, o almeno, per quel che a noi appare, per come la valutiamo secondo le nostre proiezioni.
Perché tutto nasce dal nostro sguardo, che nell’umano desiderio di infinito che permea chiunque, può essere puntato verso noi stessi o verso l’Alto. Il desiderio di avere ciò che hanno gli altri e di considerare maggiormente interessante e favorevole l’esistenza altrui, che poi sfocia in invidia, o la mancanza di questo è in stretta relazione al rapporto che abbiamo con il Signore.
I Santi e il cuore consegnato e libero da ogni invidia
Costanza Miriano nell’analizzare le varie forme in cui si esplica quel desiderio malsano e deleterio di guardare alla vita altrui come più desiderabile della nostra, e soprattutto le modalità con cui si può andare ben oltre tutto questo, prende a modello i Santi, come aveva già fatto anche in un precedente libro.
Sono loro, che hanno avuto un “cuore consegnato“, tipica espressione dell’autrice per indicare un animo veramente e pienamente affidato all’amore e alla volontà di Dio, che possono insegnarci effettivamente come si fa.
“Quando scopri che sei amato da Dio, distogli lo sguardo da te stesso, da quello che è andato storto nella tua vita, e lo dirigi sugli altri“, scrive la Miriano, e che “puoi scoprire che proprio quella storia, quella pena, quella mancanza, quel dolore hanno aperto il tuo cuore all’incontro con Dio“.
Arrivare a comprendere che “la cosa più bella non è cambiare la nostra storia, ma avere la grazia di starci il meglio possibile, e di capire che è quella giusta per noi” libera da ogni forma di invidia ed è qualcosa, che, appunto, si ottiene per grazia, chiedendola, in un rapporto d’amore con Dio.
I tanti desideri e gli esempi di vite pienamente realizzate
Si possono desiderare i soldi degli altri, è possibile voler avere gli amici che hanno le altre persone, si può perfino desiderare di avere i figli degli altri, o il loro lavoro, o essere ammaliati dalla bellezza del corpo degli altri e desiderarlo nell’insoddisfazione del proprio.
Può capitare di desiderare la salute degli altri e pure, anche se può sembrare paradossale, la loro inquietudine interiore, che risulta affascinante ai nostri occhi. Si può desiderare il matrimonio degli altri, che sembra più appagante e perfetto o il successo sociale di cui sono rivestiti.
Da San Francesco d’Assisi a Santa Teresa d’Avila, passando per Santa Teresa di Gesù Bambino o dalla Beata Elizabeth Arrighi Leseur, e ancora San Giuseppe Moscati o Santa Teresa Margherita Redi, sono vari gli esempi di Santi che Costanza Miriano propone per guardare al modo in cui è possibile vivere la propria vita in modo pienamente realizzato senza anelare a quelle degli altri.
Perché “solo un cuore consegnato – ricomposto, placato, saziato – può stare nelle relazioni senza pretendere” scrive Costanza, e soprattutto, “quale che sia l’obiezione nella tua vita, è nella relazione con Lui che si risolve“.