Coronavirus, allarme degli ispettori: una mascherina su due non protegge

La triste scoperta degli ispettori: una mascherina generica su due non protegge dal Coronavirus. Si tratta delle stesse che vengono di solito usate nelle scuole. 

Una scoperta inquietante quella della Camera di commercio di Venezia Rovigo. Da settimane infatti ispettori stanno facendo il giro di negozi e farmacie per approfondire le questioni relative alla vendita e al consumo delle mascherine con cui ci si dovrebbe difendere dal contagio. Il risultato è molto al di sotto delle aspettative.

Se la mascherina non funziona è un rischio per sé e per gli altri

Le mascherine generiche adatte a combattere contro il Coronavirus infatti devono rispondere a requisiti particolari, molto specifichi, senza dei quali non è possibile la commercializzazione. Di fronte al Coronavirus l’uso delle mascherine è infatti richiesto dalle istituzioni per cercare di fare fronte all’incremento dei contagi.

Se queste non sono abilitate alla protezione della persona che le indossa, si diventa un rischio per il prossimo e si mette a rischio anche sé stessi. Per cui, vengono sottoposte a sequestro. Purtroppo però la maggior parte della popolazione utilizza proprio questo genere di mascherine.

mascherina

Le stesse mascherine generiche sono distribuite nelle scuole

Ad eccezione dei medici, di chi lavora nelle sale operatorie oppure in alcuni stabilimenti produttivi particolari. In quel caso vengono utilizzate altre mascherine, di tipo FFP2 o FFP3, di fatto più costose.

Il problema però ancora più grande è che, essendo le stesse che vengono distribuite anche nelle scuole, ciò significa che gran parte degli studenti non sono in realtà protetti contro il contagio. E che di conseguenza le probabilità di un nuovo incremento dei contagi possa risultare fuori controllo.

Gli ispettori stanno facendo il giro dei negozi. Molte le anomalie

In questi giorni, tecnici addetti al controllo della regolamentazione del mercato stanno facendo il giro degli esercizi commerciali, e spesso si trovano a dover sequestrare la merce o fare sanzioni. Sequestri amministrativi che difficilmente portano a procedimenti penali ma che comunque incidono sui costi economici degli esercenti, in quanto le mascherine hanno un prezzo.

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Si parla di anomalie riscontrate circa nel 57 per cento dei controlli effettuati. Dovuto o a una errata qualificazione merceologica. Questo accade quando una mascherina generiche è presentata come un dispositivo medico.

Coronavirus, dopo lo scoppio la mascherina inonda il mercato

Il segretario generale della Camera di Commercio Giacomo De Stefani ha spiegato al quotidiano Il Gazzettino che la pandemia ha portato a “inondare letteralmente il mercato di prodotti di varia natura e provenienza, destinati alla protezione dal virus”. Prodotti che però “non sempre” sono “sicuri e conformi alle norme in materia, incluse quelle adottate in via emergenziale in deroga alle procedure ordinarie”.

La maggior parte di questi provengono dall’estero, in particolare proprio dalla Cina, dove si è originato tutto e dove le industrie riescono a produrre milioni di pezzi in pochi giorni. Farmacie, parafarmacie e negozi in questo caso hanno colpe limitate, per il semplice fatto che si sono trovati a vendere prodotti che non avevano mai trattato.

Un modo per ovviare a questo problema è un’informazione chiara e trasparente su ciò che si vende e ciò che si compra.

Giovanni Bernardi

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