Quando l’emergenza Coronavirus è giunta a Tortona, Don Pietro Sacchi ha richiesto di diventare il cappellano dell’ospedale Santi Antonio e Margherita.
Ogni giorno il sacerdote benedice e porta conforto ai pazienti, celebra la messa e dona parole di conforto a chiunque glielo richieda.
Quando l’emergenza coronavirus è diventata consistente anche a Tortona, Don Piero Sacchi, sacerdote da 7 anni della comunità del Paterno di Tortona, ha chiesto di poter diventare l’accompagnatore spirituale di medici, infermieri e pazienti dell’Ospedale cittadino Santi Antonio e Margherita. La possibilità di diventare il cappellano della struttura ospedaliera gli è stata data dall’intervento di Don Aurelio Fusi, Superiore Provinciale, e Monsignor Vittorio Viola, Vescovo Diocesano.
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Prima di poter girare a portare conforto tra i reparti, il sacerdote è stato istruito dai medici su come indossare le protezioni. Ogni giorno cammina per i corridoi vestito esattamente come i medici, ma ha aggiunto alle tute protettive un segnale distintivo: “l’unico elemento che mi contraddistingue, per capire che non sono un sanitario ma sono un sacerdote“. Quando non benedice o confessa i pazienti, Don Pietro Sacchi s’intrattiene a parlare con chi ha bisogno di avere un contatto umano: “La gente mi incontra con grande gioia, i medici sono contenti, si fermano a parlare, e anche chi non chiede il sacramento, non chiede la confessione, vuole fare una chiacchierata e questo fa molto piacere anche a me”.
Per quanto riguarda le attività giornaliere, Don Pietro Sacchi spiega che la mattina è dedicata alla visita ai malati: “Sono subito partito dalla rianimazione; dopo è stato il turno della Medicina e della Chirurgia, che in realtà ormai ospitano anch’esse pazienti Covid. La vera differenza si nota nelle 12 stanze dedicate alla rianimazione, con gli intubati: lì posso solo benedire. Nelle altre stanze mi reco con il formulario delle confessioni: uso la 3a formula, il 3° capitolo è quello che prevede Papa Francesco per le confessioni comunitarie”.
Il pomeriggio invece lo passa nella Cappella per benedire tutto l’ospedale e pregare per pazienti, medici e infermieri. Intorno alle 15 è solito celebrare una messa a cui partecipa qualche abitante della struttura. Il progetto che lo rende maggiormente felice, però, è quello con i tablet: “Abbiamo iniziato un bellissimo progetto con i tablet, per fare in modo che qualche paziente, soprattutto quelli più anziani che da oltre 15 giorni che non potevano sentire i parenti, potessero finalmente fare loro una videochiamata”.
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Luca Scapatello
Fonte: Acistampa
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