Coronavirus, i pediatri: rischio sindrome di Kawasaki – come riconoscerla

Dall’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo i pediatri allertano sul rischio che nei bambini il Coronavirus possa portare alla sindrome Kawasaki.

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Si tratta di una grave sindrome infiammatoria che, se non presa in tempo, potrebbe portare alla morte dei piccoli pazienti.

Allerta dei pediatri da Bergamo

I medici del dipartimento di Pediatria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo hanno avvertito della possibilità che ci sia un legame tra il Coronavirus ed il recente boom di casi di Sindrome di Kawasaki riscontrati proprio nella struttura ospedaliera. Si tratta di una grave infezione dei vasi sanguigni che colpisce solitamente i bambini di età inferiore ai 5 anni. Tale sindrome, in ogni caso, se presa in tempo è facilmente curabile e guarisce dopo un trattamento terapeutico che va dalle 6 alle 8 settimane.

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Sebbene al momento si tratti solamente di un’ipotesi senza conferme scientifiche, l’allerta dei medici serve ad avvertire i colleghi pediatri ed i medici di base sul rischio che ci possa essere un legame. Qualora la sindrome non venga curata in tempo infatti, le conseguenze possono essere molto gravi (anche se non necessariamente letali). Questa infatti spinge l’organismo dei bambini ad avere una risposta immunitaria eccessiva che induce il corpo ad attaccare i propri organi, soprattutto polmoni e cuore.

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Sindrome Kawasaki: non ci sono prove del legame con il Coronavirus

Già gli esperti dell’ospedale di Bergamo hanno chiarito che tra i casi di bambini malati di Coronavirus da loro osservati, solo l’1% ha sviluppato la sindrome. Una percentuale che induce a pensare che il legame tra le due malattie possa non esserci. In ogni caso l’allerta ai colleghi sarà utile a non trascurare la possibile diagnosi della Sindrome di Kawasaki durante la fase 2.

Il possibile collegamento è stato ipotizzato anche in Gran Bretagna, dove è stato riferito che alcuni bambini ricoverati in terapia intensiva hanno sviluppato una stana sindrome infiammatoria che aggredisce gli organi. Al momento, però, d’oltre manica non sono giunti in numeri riguardanti il fenomeno. Negli Usa, invece, non è stato riscontrato nessun fenomeno simile e, intervistato a riguardo da Reuters, un esperto dell’American Academy of Pediatrics ci ha tenuto a precisare: “Anche se la malattia dovesse essere correlata al coronavirus si tratterebbe di una complicazione molto rara“.

Come riconoscere la sindrome di Kawasaki

Se riconosciuta in tempo, come detto, questa malattia può essere curata in breve tempo. Vi riportiamo dunque un estratto dal sito dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù che descrive esplicitamente i segnali della patologia.

La malattia di Kawasaki è caratterizzata da febbre da più di 5 giorni associata a 4 o più dei seguenti segni (criteri clinici diagnostici): 

– Congiuntivite bilaterale senza secrezioni;
– Alterazioni delle labbra e della cavità orale;
– Rash cutaneo;
– Anomalie delle estremità (arrossamento delle palme delle mani e delle piante dei piedi accompagnato o meno da edema duro delle mani e dei piedi, arrossamento dell’area del pannolino);
-Linfadenopatia cervicale monolaterale (tumefazione da un solo lato dei linfonodi della regione del collo).

Sono inoltre possibili anche altre manifestazioni cliniche (irritabilità, diarrea, vomito, dolori addominali, interessamento epatico, interessamento articolare, insufficienza cardiaca).

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Per qualsiasi altra informazione potete consultare il sito ma soprattutto, non precipitate le cose e rivolgetevi in primis sempre al vostro pediatra di fiducia. Spesso nel voler far da se si commettono errori anche molto pericolosi.

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Luca Scapatello

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