Il senso della vita: aspetti di fede ed esistenza che meritano una riflessione

Ci sono aspetti del nostro essere e della fede che tendiamo a sottovalutare o che non conosciamo?

Sì, alcuni di questi li ha sottolineati Don Orlando Brandes, Arcivescovo di Aparecida.

Fede

Il senso della vita e le difficoltà nell’accettare il quotidiano

Il quesito sul senso dell’esistenza è connaturato con la capacità dell’uomo di avere un inconscio e dunque di elaborare pensieri complessi. In migliaia di anni di storia sono state date molte risposte a questa domanda, ma solo una è stata accolta come verità credibile (in quanto ritenuta credibile da milioni di persone): esiste un Dio creatore e questa esperienza sulla terra è solo una fase di passaggio. Tale risposta è stata fornita da molte religioni, ma non tutte prevedono dopo la morte terrena una vita eterna.

Sebbene l’esistenza dell’aldilà per la tradizione cattolica sia assodata, anche tra i cattolici c’è chi si chiede se realmente esista una dimensione ultraterrena. Anche accettando che essa esista per fede, in molti si chiedono se essa è assimilabile per aspetto a quella in cui viviamo tutti noi o se si tratta, magari, di un mantenimento di uno stato di coscienza da parte della nostra anima in uno spazio non necessariamente fisico. All’esistenza sono legati altri dubbi come il perché delle difficoltà, delle problematiche, delle malattie, il perché proprio l’essere umano sia dotato di parola e pensiero, il perché se esiste un intero universo di pianeti dovremmo essere solo noi gli eletti, e poi eletti per cosa? Una vita eterna finalizzata a quale scopo?

Alcune riflessioni che possono aiutare nei momenti bui a ritrovare la Fede

Sebbene per i più curiosi possano non risultare totalmente esaustive, ci sono alcune considerazioni di Don Orlando Brandes – Arcivescovo di Aparecida – pubblicate sul ‘Journal de Aparecida‘ che meritano una riflessione e potrebbero fornire supporto a chi si trova in un momento di confusione. L’arcivescovo scrive, per quanto riguarda il nostro stato di coscienza e la nostra pura essenza (l’anima), che il nostro spirito è materia per il divino:

“La forza dell’inconscio viene dal Creatore. Siamo immagine di Dio. Il nostro inconscio vuole e fa di tutto per liberarci dal male, vuole distruggerlo e rafforzare la luce, il bene e la verità che sono in noi”.

“Dentro di noi c’è uno spazio di luce, occupato da Dio, che dimora in noi. Quest’area è intoccabile. Non è stata contaminata dal peccato di Adamo. Questa zona di luce, ovvero la presenza divina in noi, può curare tutto il nostro essere, liberarci da ogni prigione. L’anima è territorio del divino”.

L’arcivescovo spiega anche che le difficoltà non devono essere viste come una punizione, ma come una parte del progetto divino: “Le nostre difficoltà non sono positive né negative. Tutto dipende dall’atteggiamento che assumiamo di fronte a loro. Possiamo trasformare il male in bene, il nemico in amico, l’amaro in dolce, le ferite in opportunità di crescita e viceversa”.

In alcuni dei punti di riflessione stilati, l’arcivescovo tranquillizza chi si sente indegno dell’attenzione di Dio o impossibilitato alla redenzione dicendo loro che “Non siamo incatenati ai vizi, alle idee, e alle convinzioni spirituali del passato”, poiché con “Il perdono e la fede” ci si può rinnovare all’infinito. Quindi ci sprona a non abbandonarci al male, poiché questo è sempre al secondo posto ed il bene è destinato a vincere, ci sprona ad accettare che ognuno di noi è unico, che Dio ci ha creato in questo modo e che la nostra anima appartiene al Signore.

Infine, per coloro che hanno perso ogni speranza e ritengono che la vita abbia perso di significato, scrive: “Non dobbiamo smettere di lottare, anzi, è possibile ricominciare e andare controcorrente, andare oltre, superarci. Fa bene ripeterci con convinzione “Siamo saggi, sani, fiduciosi, felici”. Ancor di più: possiamo essere santi. In noi c’è la tendenza all’essere animali e alla santità. Rafforziamo la santità con la forza dell’anima e della fede in Dio e con la salda fiducia nell’eternità gloriosa e felice”.

In breve l’Arcivescovo ci chiede di abbandonare il dubbio e di porre la nostra fides in Dio, con la consapevolezza che qualunque sia il suo disegno, qualunque sia lo scopo di un’eternità in sua compagnia, lui tiene a noi e ci destina a qualcosa di incommensurabilmente bello.

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Luca Scapatello

Fonte: Aleteia

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